L’ultima mossa del governo: depenalizzare l’immigrazione clandestina

8 Gen 2016 8:51 - di Redazione

Quindici righe stanno per cancellare, dopo sette anni, il reato di immigrazione clandestina. Tecnicamente si chiama “depenalizzazione”. La vuole fortemente il Guardasigilli Andrea Orlando, l’ha appoggiata quasi all’unanimità (alfaniani esclusi) prima di Natale la commissione Giustizia della Camera, la sponsorizza il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, la chiedono i procuratori di frontiera alle prese con i trafficanti di esseri umani.

Sarà addio alla famosa Bossi-Fini, emendato dal decreto sicurezza del 2009

Pieno governo Berlusconi, al ministero dell’Interno Roberto Maroni, alla Giustizia Angelino Alfano. Vollero, e votarono, il reato di immigrazione clandestina, poi ripetutamente bocciato dall’Unione europea, perché non punisce un comportamento, ma uno status, quello di clandestino appunto. Il giorno buono della cancellazione avrebbe potuto essere già oggi. Il decreto legislativo di Orlando sulla depenalizzazione è pronto, una dozzina di articoli tra cui il nostro articolo 4, «modifiche in materia di disciplina dell’immigrazione». Ufficialmente solo un problema tecnico, ufficiosamente il vero ostacolo si chiama Ncd, il partito di Alfano, oggi titolare dell’Interno, che non accetta di cancellare il reato. Le motivazioni sono presto dette. Sul piano burocratico un aggravamento pesante sulle prefetture, su cui si riverserebbe tutto il peso delle sanzioni amministrative. Oggi il reato è punito, recita il testo unico, con l’ammenda da 5 a 1omila euro. Domani resteranno solo le violazioni relative all’ingresso senza documenti.

NCD in imbarazzo: il reato di immigrazione è un vessillo della destra

Per anni lo ha vantato la Lega, è venduto come lo strumento che avrebbe dovuto fungere da dissuasore per l’ingresso in Italia. Come dice Franco Roberti a Repubblica sono proprio le statistiche a dimostrare invece che si tratta di una pia illusione. Gli immigrati sono partiti e arrivati ugualmente, vittime dei trafficanti. Proprio loro semmai sono stati avvantaggiati dal reato, perché hanno alzato i prezzi del presunto rischio, e perché le indagini si sono complicate. Ma oggi, si ragiona dalle parti di Alfano, «non c’è un cessato allarme che potrebbe giustificare il ripiegamento sul reato, c’è semmai un’emergenza forte, rispetto alla quale non è politicamente opportuno retrocedere». Questo spiega lo stop and go sulla depenalizzazione.

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