Colpo di scena, Jihadi Jack smentisce i media: «Non sono dell’Isis». Eppure…

26 Gen 2016 14:08 - di Bianca Conte

Contrordine miliziani: Jihadi Jack si fa vivo dalla Siria e smentisce media e notizie fin qui diffuse a suo riguardo: «Non sono dell’Isis». Nega tutto il jihadista prontamente ribattezzato come l’erede naturale del tagliagole Jihadi John, lui, al contrario del suo ipotetico “successore”, fedele fino all’ultimo all’immagine di tagliagole spietato e convinto, morto a Raqqa durante un’azione aerea portata a termine dalle forze alleate.

La smentita di Jihadi Jack: «Non sono dell’Isis»

I media di mezzo mondo, a partire da quelli londinesi, lo hanno ribattezzato subito Jihadi Jack, descrivendolo come «il primo jihadista bianco» britannico – ossia il primo anglosassone – partito per la Siria per unirsi all’Isis. Ma lui, Jack Letts, 20 anni, figlio di una famiglia borghese, liberal e laica di Oxford, non ci sta: e come a smentire quanto su di lui proagandato si fa vivo per negare tutto. O almeno per negare di aver aderito all’Isis. A ripartire il dietrofront annunciato dal diretto interessato l’Independent, che scrive di aver avuto uno scambio esclusivo di messaggi privati via Facebook dopo che il suo volto e la sua storia erano apparsi sui media. Il ragazzo, convertitosi all’Islam sull’onda dello “sdegno” suscitato dalla guerra in Siria e d’una iniziale militanza nell’attivismo online anti-Assad, non smentisce la sua adesione all’Islam, né di essere partito per «il Medio Oriente».

L’intervento su Facebook e…

Tutto sembrerebbe portare alla logica deduzione insomma: ma il miliziano della disdetta non concorda e, come a difednere immagine e dicitura del suo “operato”, e a dispetto delle foto da lui stesso postate sul web dalla zona infuocata di Raqqa, notoriamente roccaforte siriana dell’Isis, contesta addirittura con sarcasmo le ricostruzioni dei giornali sul suo presunto arruolamento fra i jihadisti. Letts smentisce tutto, o quasi: per esempio, non conferma, ma neppure nega, di farsi chiamare ora Abu Mohamed, né di aver sposato una donna irachena, giunta in Siria da Falluja. Come pure, incredibilmente, sugli slogan radicali e i messaggi inneggianti alla «guerra santa» diffusi via Facebook, sostiene che qualcuno potrebbe essere riuscito a introdursi nel suo profilo. Poi, addirittura, sentenzia: «La formula dei media è semplice: un giovane inglese diventa musulmano + va in Medio Oriente + segue l’Islam = Isis = mangiare bambini = male», polemizza il jihadista. Con sommo spregio delle vittime dei tagliagola suoi “più o meno colleghi” di sterminio, morte e terrore. Con sommo spregio della barbarie inflitta alle innumerevoli donne ridotte in schiavitù e sottomesse alle torture più strazianti; in spregio della brutale catechizzazione di massa inflitta a ragazzini di 4, 5, 6 anni, o giù di lì, armati fino ai denti di odio e kalashnikov e entrati loro malgrado nell’incubo di una jihad a cui, sigle o non, milizie ufficiali o meno, ha aderito anche Jihadi Jack, o comunque si chiami, e per chiunque combatta…

 

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