Banche, ecco tutti i rischi per i risparmiatori dopo l’intesa con la Ue

27 Gen 2016 12:00 - di Alberto Fraglia

Quali saranno gli effetti dell’accordo sulle sofferenze bancarie raggiunto tra Italia e Ue ? L’entusiasmo espresso dal governo è giustificato? Sottoscrittori di titoli, correntisti e azionisti si possono davvero ritenere al riparo dai rischi? Vediamo. In ballo ci sono oltre 200 miliardi di prestiti bancari a famiglie, e in misura maggiore imprese, divenute insolventi. Un fardello per i bilanci bancari e per l’economia, visto che le banche coinvolte sono limitate nel fare credito. Ma come funziona lo schema concordato fra l’Italia e l’Ue per smaltire le ‘sofferenze’, trovato dopo due anni di negoziato che di fatto hanno visto il tramonto della ‘bad bank’ per una soluzione meno ambiziosa? E in che misura evita pesanti aumenti di capitale? Tutto ruota attorno al meccanismo delle cartolarizzazioni, attraverso il quale si rende negoziabile sul mercato (ovvero ‘carta’) un attivo che altrimenti non lo sarebbe, come un mutuo o un finanziamento alle imprese. Le banche, incassando denaro fresco anche se a sconto, cedono questi prestiti, che rappresentano sul bilancio un attivo (anche se deve essere svalutato), a un veicolo finanziario: una scatola esterna alla banca, quindi fuori bilancio, un po’ come nei prestiti ‘subprime’ che hanno scatenato la crisi negli Usa (che però erano complessivamente rischiosissimi). Dal canto suo, questo veicolo, avendo quei prestiti come sottostante, emette bond, che vengono comprati dal mercato (e, con molta probabilità, dalla Banca centrale europea attraverso il suo programma di acquisto degli Abs).

Banche, cartolarizzazione con garanzia pubblica

Il nodo centrale è: buona parte di quei prestiti sono verso debitori divenuti insolventi e dunque non si recuperano integralmente, incorrendo quindi in pesanti svalutazioni sui bilanci e, a ricaduta, in aumenti di capitale che rischiano di andare indigesti. Per facilitare il meccanismo, dunque, entra in gioco il ministero dell’Economia. Che fornirà delle garanzie, in grado di avvicinare il ‘prezzo’ del compratore (mercato) a quello del venditore (banca attraverso il veicolo). Sta tutto qui il problema principale. Il negoziato con Bruxelles prevede che il prezzo di quella garanzia sia “di mercato” (per non ricadere negli aiuti di Stato). Non solo: lo Stato “garantirà solo le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure”, lasciando fuori quelle junior e ‘mezzanine’ che sopportano per prime le perdite. E lo farà a valle (cioè sull’emissione dei titoli) e non a monte, sul sottostante. Lo Stato, poi, rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno preventivamente ottenuto un rating uguale o superiore all’investment grade” dalle agenzie accettate dalla Bce, si legge in un comunicato del Tesoro. Le agenzie valuteranno la ‘qualità’ di quei prestiti, la possibilità che siano recuperati. Alcune banche, dopo aver impacchettato i prestiti junior e mezzanine, si ritroveranno con tranche senior molto piccole e quindi potranno liberarsi di poche sofferenze: dovranno iscrivere le svalutazioni a bilancio (al netto degli accantonamenti a copertura) e, con probabilità, procedere ad aumenti di capitale che Barclays stima fino a 28 miliardi di euro e che rischiano di scontentare molti degli azionisti.

 

Banche, le capitalizzazioni che scontentano gli azionisti

La concessione di garanzie dello Stato nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza delle banche definito dall’accordo con la Ue “non genererà oneri per il bilancio dello Stato. Al contrario, si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e che vi sia pertanto un’entrata netta positiva”, assicura in una nota il Ministero dell’economia. Le principali banche italiane potrebbero dover accantonare dai 6 ai 28 miliardi di euro in svalutazione delle sofferenze per poter accedere al meccanismo di garanzie statali sulla vendita dei crediti stabilito ieri dal tesoro con la Ue. Lo stima, secondo quanto riporta la Bloomberg, la Barclays secondo cui la svalutazione sugli stock scenderebbe al 26% del valore con un taglio ulteriore del 15%. Il meccanismo di garanzia sui crediti stabilito ieri dal Tesoro e la Ue è una soluzione “di mercato in senso proprio, che cambierà verosimilmente di poco la situazione delle sofferenze delle banche italiane. Per molte di esse serviranno ancora aumenti di capitale, nel corso del tempo”, sostiene l’analista finanziario Mario Seminerio secondo cui l’intervento pubblico “opererà solo “a valle”, e di conseguenza alzerà il rating della tranche senior di meno di quanto sarebbe accaduto se il Tesoro fosse stato pienamente co-obbligato”.

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