Il “rosso” Maduro verso la sconfitta: “Sono il figlio di Chavez, votatemi”

1 Dic 2015 11:32 - di Guglielmo Federici

Il 6 dicembre si vota in Venezuela, nel Venezuela del rosso  Nicolas Maduro, che ha devastato il Paese. Dopo tutto un anno di proteste e di scontri fra i manifestanti e le forze governative, l’opposizione ha l’opportunità e la possibilità di rovesciare la situazione. I sondaggi lo confermano. Maduro sembra disperato a giudicare dalle dichiarazioni demagogiche fatte in queste ore. Ha dichiarato che se se l’opposizione vincesse le elezioni politiche, «scenderei in piazza con il popolo e la Rivoluzione entrerebbe in un’altra fase. Non mi consegnerò, in nessuna circostanza. So che trionferemo, ma se dovessimo affrontare una circostanza negativa, allora scenderei in piazza a lottare», ha ribadito in un meeting elettorale. I sondaggi demoscopici prevedono una ampia sconfitta del Grande Polo Patriottico, la coalizione chavista che appoggia il governo, nelle elezioni prossime: i sondaggi danno in media oltre 10 punti di vantaggio alla coalizione dell’opposizione, il Tavolo di Unità Democratica (Mud, nella sua sigla in spagnolo). C’è una sola mossa, la mozione degli affetti, a cui si attacca Maduro: «Non aspettate che io mi comporti come un codardo, ma come un figlio coraggioso di Chavez, in piazza e con il popolo». In pratica, sono il flglio di Chavez, votatemi. Troppo poco.

Il fallimento della “cura” Maduro

Il Paese è stremato, scosso anche dai continui scandali che portano alla luce ogni giorno storie di tangenti e ruberie. Un’escalation di proteste spontanee in piazza che generano, di contro, un’azione repressiva pesante da parte delle forze di polizia. In tutto questo l’economia del Paese sta implodendo – il Venezuela vanta l’inflazione più alta del mondo – la produzione di greggio, che rappresentava una buona fonte di reddito per il Paese, è crollata e gli accordi con Cuba, che sostiene Maduro, vengono fatti sulle spalle degli stessi venezuelani i quali vedono il loro governo regalare il greggio a Cuba. La moneta svalutata fa il resto ed è oramai chiaro che la situazione è completamente sfuggita di mano a Maduro.

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