Prof di Fisica entra in classe: «Da oggi sono una donna, chiamatemi Cloe»

1 Dic 2015 10:17 - di Ginevra Sorrentino

Caschetto biondo, tacco 12 e minigonna: poi l’annuncio: «Piacere, da oggi sono Cloe». Cambia genere, look e nome il prof dell’istituto Scarpa-Mattei a San Donà di Piave (Venezia) che, solo fino al giorno prima, era conosciuto dai ragazzi come l’assistente di fisica cinquantunenne: e in Veneto scoppia l’incredibile caso dell’insegnate diventato professoressa. Una detonazione improvvisa, le cui deflagrazioni, via via che passano le ore, non accennano minimamente a diminuire. Anzi…

Prof arriva in classe vestito da donna: la vicenda

Ripercorrere la vicenda nei suoi passi salienti di certo non aiuta ad attenuare lo stupore di una vicenda che, di ora in ora, aumenta semmai la portata del clamore e dello sgomento che ha generato, soprattutto tra gli studentidell’istituo tecnico rimasti decisamente spiazzati alla vista del loro insegnante che, uscito alla scoperto, ha dichiarato improvvisamente di essere diventato una professoressa: «Piacere, da oggi sono Cloe» ha annunciato il prof di Fisica ai ragazzi una volta messi in soffitta giacche con abbottonatura maschile e cravatte, rimpiazzate da minigonne e tacchi a spillo. Un cambiamento sorprendente reso pubblico, dopo la confessione in classe del docente a cui è seguita – come stupirsene? – l’indignazione di alcuni genitori, dall’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan. Un episodio divenuto immediatamente un caso mediatico – e prima ancora pedagogico – come era prevedibile immediatamente rilanciato dai quotidiani locali che non hanno tardato a sottolineare vicenda ed esiti: come, insomma, l’arrivo a scuola di “Cloe” abbia scatenato una bufera e sollevato polemiche. E, su tutto, come abbia seminato confusione e disorientamento generalizzato: nessuno si aspettava la decisa presa di posizione dell’insegnante, né gli alunni, nè le loro famiglie,e forse solo data questa premessa si spiega come mai, almeno per ora, la scuola avrebbe deciso di non assumere nessun provvedimento disciplinare. «Desideravo dimostrare chi sono da quando avevo 5 anni – avrebbe detto l’insegnante secondo la ricostruzione di un genitore – l’ho fatto perché ora sono di ruolo». «Sono schifata – ha commentato a stretto giro la Donazzan – rispetto gli orientamenti sessuali di tutti purché restino nella sfera privata. Se qualcuno vuole travestirsi da donna lo faccia a casa sua». Anche perché le scelte private e l’identità sessuale non dovrebbero mai interferire con lo stato sociale e la professione del singolo, e meno che mai creare scompensi a terzi. Cosa, invece, che semrerebbe accaduta nell’aula del prof diventato la prof dove, a quanto si apprende, alla vista del nuovo look uan ragazzina avrebbe accusato un malore.

La lettera di un genitore su Facebook

Le polemiche seguite all’outing del prof, si diceva, hanno dunque preso piede e scalzato persino stupore e clamore: l’insegnante esce allo scoperto, e l’assessore veneto all’istruzione e formazione Elena Donazzan sceglie di pubblicare  sulla sua pagina facebook – un esempio su tutti – una lettera firmata da un genitore. Poche righe, postate sull’accaduto, in nome e per conto di tutti quei ragazzini e quegli adulti che provano a rappresentare un punto di riferimento educativo e formativo per coscienze in erba e individualità acerbe. E così, all’outing palesato dall’insegnante l’assessore ha risposto prima con un’ispezione e una verifica, e poi con la missiva postata sul social network, che ricostruisce come l’insegnate si sia «presentato a scuola il 27 novembre in minigonna e stivali a tacco alto ma, cosa ancor più sconcertante, con un seno posticcio ed una parrucca bionda». «Appena notato e riconosciuto dai ragazzi – è riportato nella missiva online – avrebbe detto di essere entrato in ruolo, aggiungendo il fatidico «chiamatemi Cloe» che avrebbe a sua detta sancito e formalizzato semplicisticamente la svolta di genere. Peccato che il passaggio ostentato dall’uomo non sia stato recepito con altrettanta disinvoltura da una ragazzina che – sempre secondo quanto riferito nella lettera – a quella vista e a quelle parole «si sarebbe sentita male». «Non entro nella sfera sessuale delle persone – dichiara perciò oggi Elena Donazzan –. Sono aspetti privati e personali sulle quali nessuno ha diritto di entrare, ma quando uno va ad insegnare in una scuola statale e si presenta peraltro a dei minorenni in questo modo, di fatto tutto diventa pubblico, e sono d’obbligo chiarimenti prima, e indagini ed eventuali sanzioni poi: sarò inflessibile». Intanto, secondo quanto si è appreso, sarebbero in corso accertamenti da parte dell’autorità scolastica. La vicenda si può dire tutt’altro che conclusa…

 

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