Non c’è un solo dato positivo, Renzi ha fallito. Ma racconta che va tutto bene

2 Dic 2015 13:21 - di Alberto Fraglia

C’è poco da stare allegri. Piovono i dati sull’andamento della nostra economia e, nonostante qualche vano tentativo di indorare la pillola, il quadro si fa ancora più incerto e inquietante. Calano le previsioni del Pil: siamo lontani  dallo 0,9 %  annunciato da Renzi per fine anno. Il Jobs Act ha fatto flop. Nonostante gli sgravi fiscali (3 miliardi alle imprese) e le nuove norme in materia di lavoro, sono soltanto 2000 i lavoratori stabili in più. Porte sempre più chiuse per i giovani, mentre il precariato non diminuisce, anzi aumenta. Dall’Istat arriva ora il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes) che fotografa, però, la situazione dello scorso anno. Dati quindi che vanno letti con una certa circospezione. Molte cose sono cambiate nel frattempo. A cominciare dalla percezione di sicurezza. Nel 2014, secondo l’Istat, la percezione sicurezza torna ad aumentare in Italia, dopo anni di calo, ma rimane lontana dagli anni pre-crisi e con una tendenza che potrebbe invertirsi già da quest’anno. Come pure in tema di benessere economico, l‘Istat, segnala per le famiglie un andamento leggermente in crescita, ma con forti diseguaglianze soprattutto al Sud. Secondo il documento aumentano il reddito disponibile (dello 0,7% nel 2013 e dello 0,1% nel 2014), e il potere d’acquisto, cresce la spesa per i consumi e sempre meno famiglie mettono in atto strategie per contenere la spesa. Anche se il rischio di povertà e la povertà assoluta sono in diminuzione, segnala il rapporto, cresce la quota di individui che vivono in famiglie che hanno intensità lavorativa molto bassa, cioè dove le persone hanno lavorato meno del 20% del potenziale, arrivata al 12,1%. “Il Mezzogiorno – sottolinea il documento – oltre ad avere un reddito medio disponibile decisamente più basso del Nord e del Centro, ha anche la più accentuata disuguaglianza reddituale: il reddito posseduto dal 20% della popolazione con i redditi più alti è 6,7 volte quello posseduto dal 20% con redditi più bassi, mentre nel Nord il rapporto è di 4,6″. L’indice composto di reddito e disuguaglianza, sottolinea l’Istat, è leggermente più alto rispetto al 2013, ma di appena 0,2 punti (da 97,5 a 97,7). Anche l’indice del disagio economico aumenta leggermente, ma resta molto al di sotto del 2010.

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