Nave da guerra russa nel Bosforo: Ankara urla alla “provocazione”

7 Dic 2015 12:42 - di Martino Della Costa

Guerra all‘Isis e traffici con i terroristi: la Russia sorveglia, il messaggio è chiaro, ma la Turchia lo interpreta più come una provocazione che come un’azione di moitoraggio e sorveglianza. Procede, insomma, il botta e rirposta tra Mosca e Ankara, sempre più nella spirale dell’incomprensione e dell’incidente diplomatico incombente…

Nave russa nel Bosforo: Ankara urla alla “provocazione”

E così, il passaggio di una nave da guerra russa con missili pronti al lancio sullo stretto del Bosforo è stato bollato dal ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, come una «provocazione». Dunque, dopo l’abbattimento il 24 novembre scorso del jet Su-24 russo al confine turco-siriano da parte degli F-16 di Ankara e la morte di uno dei piloti, ora il botta e risposta dell’affronto-scontro procede sul fronte navale, dove il passaggio della russa Caesar Kunikov, diretta nel Mediterraneo attraverso lo stretto di mare che divide Istanbul, ha suscitato polemiche in Turchia, specie in seguito alla diffusione delle immagini, proposte a più riprese da alcune tv, di un soldato con in spalla un lanciamissili terra-aria, apparentemente pronto all’uso. La polemica infiamma media e web, alimentata tra l’altro dal ministro Cavusoglu che ha chiesto alla Russia di agire «in modo più maturo», sottolineando che finora la Turchia non ha bloccato il passaggio delle navi di Mosca attraverso il Bosforo, nel rispetto della convenzione di Montreux, ma che in futuro può essere pronta a fornire le «risposte necessarie a situazioni giudicate come una minaccia». E la tensione corre sul filo dei rapporti diplomatici e sull’onda della controversia navale…

E sulle truppe in Iraq, la Turchia rassicura al Abadi

E se Ankara impensierisce Mosca e la Turchia si preoccupa per le reazioni possibili del Cremlino anche sul fronte militare navale, il premier turco Ahmet Davutoglu prova a rassicurare – almeno in parte e per iscritto – il suo omologo iracheno, Haider al Abadi, al quale, come riportato dall’agenzia statale Anadolu, ha inviato una lettera in cui mette nero su bianco che «non schiereremo altre truppe a Bashiqa finché le vostre preoccupazioni sulla questione non si saranno placate». Come noto, nei giorni scorsi Baghdad aveva protestato duramente contro il dispiegamento di soldati e mezzi militari di Ankara in una base di addestramento 30 km a nord di Mosul, roccaforte dell’Isis in nord Iraq. Non solo: secondo quanto riporta un comunicato del governo turco, con la missiva in questione le autorità irachene sono state informate sulle attività e i compiti svolti dalle truppe di Ankara nell’ambito del programma di addestramento delle milizie locali anti-Isis. La Turchia, inoltre, avrebbe ribadito la volontà di rispettare la sovranità e integrità territoriale dell’Iraq: «Non faremo alcun passo contro questo principio. Vogliamo rafforzare la nostra coordinazione con il governo iracheno nella lotta contro il terrorismo. Non dovremmo permettere a chi è infastidito dalla nostra cooperazione di raggiungere i suoi obiettivi», si legge infine – tra il risentito e il rassicurante – nel testo.

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