L’involuzione di Roma: da “Caput mundi” a Capitale dell’accattonaggio

11 Dic 2015 12:35 - di Mario Aldo Stilton

Roma Capitale dell’accattonaggio. Prima, almeno per una volta. Prima incontrastata se ci fosse una classifica. Perchè quello che capita a Roma non ha né paragoni né eguali. Almeno in questa parte di mondo che continuiamo pomposamente a chiamare Occidente. Un’involuzione costante.  Roma è una città cinta d’assedio. Un assedio subdolo, voluto e organizzato da un esercito non dichiarato. Quasi mai violento, ma sempre ossessivo e opprimente. Ubiquo. Centinaia, migliaia sono gli accattoni. Cingono il centro città. Tutto. E altro che Vittorio, l’accattone sottoproletario senza speranza immortalato da Pasolini. In questa Roma non c’è nessun Vittorio che sbarca il lunario col cappello in mano o cercando l’occasione. A Roma c’è un esercito numeroso e ben organizzato. Che si ripresenta ogni mattina. Che sia festivo o lavorativo non importa. E che si dilegua all’imbrunire. Ecco, in breve sintesi, cosa accade quotidianamente a Roma: si esce da casa per andare al lavoro e lungo la strada che porta alla fermata del tram di accattoni se ne incontrano almeno un paio. Saliti sul tram, affollato ovviamente, alla chiusura delle porte si materializza la ragazzina che tende a tutti il bicchiere di carta per l’offerta. E alla fermata successiva arriva pure il suonatore improvvisato e un po’ stonato che, tira fuori un violino chissà da chi pianto e delizia la massa che spinge verso le porte con uno stridulo motivo che mette a repentaglio i timpani. Scesi finalmente dal tram, nel tragitto che porta alla piazzola della fermata dei Bus, ce ne saranno almeno altri due a chiedere soldi: almeno una donna che frigna in continuazione senza mai una lacrima e anche un giovinotto che  finge una malformazione inesistente. Aspettando il Bus ci stanno poi quelli che la malformazione ce l’hanno davvero e si muovono spingendo un monopattino. Ma non sono, purtroppo, diversi dai precedenti: si vede subito che sono dello stesso giro, del medesimo ambiente. Saliti sul Bus capita infine di vedere la scenetta seguente: il giovanotto che aveva chiesto insistentemente soldi a tutti alla fermata, per improvviso ed evidente miracolo, riacquista l’agilità degli arti, entra e si siede al volo, lasciando in piedi una signora anziana con le buste della spesa. Dopodichè, tranquillo e beato, si attacca allo smartphone e comincia a dialogare in una lingua ignota. Eccola la Roma che fu Caput mundi. La Roma di tutti i giorni. La Roma degli accattoni organizzati. Contro i quali nulla si può fare, ovviamente. Giammai. Perchè l’etichetta «razzista» è pronta. E gratis.

 

 

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