Caso Shalabayeva, e la moglie del dissidente urlò: «Voglio l’asilo politico»

1 Dic 2015 19:00 - di Redazione

Ancora interrogatori alla procura di Perugia per l’indagine relativa al caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov. Il procuratore aggiunto Antonella Duchini e il sostituto Massimo Casucci hanno infatti sentito gli agenti all’epoca dell’ufficio immigrazione della questura di Roma Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni. Sul contenuto viene mantenuto il riserbo assoluto. Davanti ai pm perugini era comparsa il giudice di pace Stefania Lavore che si è però avvalsa della facoltà di non rispondere. Nell’inchiesta sulla vicenda della Shalabayeva, condotta dai carabinieri del Ros, è stato ipotizzato il reato di sequestro di persona a carico di otto indagati. Leoni, Scipioni e Tramma sono accusati di aver omesso di comunicare e attestare che la Shalabayeva aveva “reiteratamente riferito – come si legge nel capo di imputazione – di essere perseguitata dal regime kazako in quanto moglie del dissidente Ablyazov che aveva ottenuto lo status di rifugiato politico in Inghilterra, di temere per la propria incolumità, di avere paura dell’ambasciata kazaka, che correva gravissimo rischio per la propria incolumità in caso di rimpatrio forzato in Kazakistan, che intendeva avvalersi degli strumenti di protezione internazionale e chiedere asilo politico”. Circostanze che “avrebbero impedito il trattenimento, la conseguente convalida e l’espulsione forzata”. Tutto ciò al fine di commettere il reato principale, vale a dire il sequestro della Shalabayeva. In particolare, la donna avrebbe riferito la sua vera generalità al personale dell’Ufficio immigrazione della questura, una prima volta nel pomeriggio del 29 maggio. La mattina del 30 ripete a Tramma i suoi timori e lo stesso avviene nel corso dell’udienza di convalida del trattenimento presso il Cie, la mattina del 31. Lo stesso giorno, nel corso del viaggio dal Cie di Ponte Galeria all’aeroporto di Ciampino, dove era pronto l’aereo della Avcon Jet, pagato dall’ambasciata kazaka, la Shalabayeva parlando con l’agente Laura Scipioni, alla presenza di Tramma, ripete ancora una volta di essere perseguitata politicamente dal regime del presidente kazako Nazarbayev che “voleva uccidere” suo marito e a più riprese avanza la richiesta di asilo politico. Giunta in aeroporto, “Alma Shalabayeva – si legge negli atti – chiedeva ‘ad alta voce l’asilo politico’ alla presenza dell’assistente Scipioni ed altri operanti e nuovamente chiedeva asilo politico alla presenza della Scipioni e del Tramma, all’aeroporto di Ciampino, nel mini bus che la conduceva sottobordo ma la Scipioni le riferiva che era troppo tardi e che tutto era stato già deciso (‘everything is already decided’)”. Poco prima di salire sull’aereo, alla presenza del consigliere dell’ambasciata del Kazakistan Khassen, dell’agente Tramma e di altro personale, l’ultimo grido di aiuto di Alma Shalabayeva. “Io voglio l’asilo politico“, urla, questa volta in russo. La frase viene tradotta in italiano da Khassen ma gli operatori presenti replicano che è impossibile: “i documenti sono già stati firmati, tutto è stato già deciso ad alto livello”.

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