Ecco la Campania del Pd: «Fateci assumere i nostri parenti in Consiglio»

7 Dic 2015 16:28 - di Luigi Bove

Non bastavano le inchieste, vecchie e nuove, che stanno facendo dormire sogni tutt’altro che tranquilli al governatore campano Vincenzo De Luca, detto o Sceriffo. Ora si è aggiunta la schizofrenia legislativa del Consiglio regionale, la cui presidente, Rosa D’Amelio, anche lei del Pd, nel giro di una settimana ha ripristinato una legge dopo averla bellamente abrogata. La questione è di quelle che oggi tengono banco e fanno la differenza e riguarda la possibilità di stipulare contratti esterni anche a congiunti entro il terzo grado, quindi anche a nonni e a zii. Il centrodestra, quand’era maggioranza, la cancellò. Il centrosinistra l’ha ripristinata, salvo poi ripensarci.

Il Pd cancella e poi ripristina la norma anti-nepostismo voluta dal Pdl

È infatti accaduto che dopo aver spiegato ai quattro venti la necessità di abrogare la legge anti-nepotismo del centrodestra, la D’Amelio ha cominciato a rendersi conto che riaprire ai consiglieri regionali la possibilità di assumere parenti e affini si sarebbe risolta in una Waterloo della legalità sempre strombazzata (e poche volte praticata) a sinistra. Ovviamente, a farle aprire gli occhi è stato il vespaio di polemiche innescate dal centrodestra che ha avuto facile gioco nell’accusare la maggioranza «di non tenere in debita considerazione il momento di forte crisi occupazionale e di povertà che esistono al Sud e in modo particolare in Campania».

Ennesima figuraccia della sinistra in Campania

Beccata, come si dice a Roma, “cor sorcio in bocca”, la D’Amelio dapprima ha tentato di trincerarsi dietro un poco convincente «abbiamo solo approvato una norma nazionale» ma poi, montando la polemica e l’imbarazzo della maggioranza che sostiene De Luca, si decideva a invocare l’intervento riparatorio. Così, al termine di un vertice di qualche ora tra il governatore e la presidente esce fuori la nuova versione: «L’Ufficio di presidenza del consiglio regionale ha agito in piena legittimità – è la difesa di tanta improvvisazione affidata ad una nota stampa – ma per una ragione di opportunità si blocca tutto». La “pezza”, insomma, è peggiore del buco e non riesce a scalfire la morale di questa brutta favola, che è questa: il centrodestra aveva tolto ai consiglieri regionali la possibilità di assumere come staffisti i propri parenti a spese della fiscalità generale; il centrosinistra voleva reintrodurla. E se non l’ha fatto è solo perché il centrodestra glielo ha impedito.

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