Bankitalia sposa la linea dello “stai sereno”: «Etruria caso isolato, tranquilli»

19 Dic 2015 10:21 - di Antonio Marras
Banca Etruria

Il sistema bancario italiano “è solido” e ci sono “pochissime Etruria”. Lo afferma il vice dg della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini intervenendo a Omnibus su La7. Per Signorini è difficile fare paragoni con altri sistemi ma se guardiamo “al passato la crisi ha fatto molte vittime in altri paesi e non solo Spagna e Grecia ma anche Olanda, Francia e Regno Unito” e ci sono stati salvataggi con fondi pubblici “a differenza di quanto avvenuto in Italia”. Ora il sistema italiano ,che ha sofferto meno la prima fase della crisi, sta subendo gli effetti della recessione che da noi “è durata di più” anche per la sua natura di banca tradizionale che presta a famiglie e imprese. «Nel lungo termine questo modello è sano», afferma ma ora subisce la crescita delle sofferenze nei bilanci.

Le banche contro l’Europa

«L’esecutivo Abi ha esaminato con l’avvocato Moavero Milanesi tutte le possibilità, non escluso il ricorso alla Corte di giustizia. Esame non concluso, anche perché attendiamo giustificativi scritti anche sul veto di Bruxelles all’uso del Fondo già deciso per esempio su Cariferrara, che così non avrebbe azzerato gli azionisti né i subordinati». A parlare è il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che intervistato da Repubblica spiega perché l’Associazione delle banche è pronta a fare ricorso: «Fonti del diritto non coordinate hanno partorito una legge retroattiva e che manca di norme transitorie. Questo è l’elemento decisivo che ha sconvolto i piani, insieme all’immotivato diniego non scritto della burocrazia Ue a far intervenire il Fondo tutela depositi. Avessimo potuto usare quel fondo i costi sarebbero stati molto inferiori, e spalmati su molti esercizi anziché sul 2015. La retroattività invece ha aperto il problema dei subordinati, emessi in buona parte molti anni fa quando non era noto a nessuno che dal 2016 sarebbero stati inclusi nei salvataggi». Se il governo italiano ha colpe? «Il 13 novembre, nel recepire la Brrd – risponde Patuelli -, il governo ha integrato i verbali con talune osservazioni di varie Commissioni parlamentari competenti. Tuttavia nessuno in Parlamento s’era accorto del rischio retroattività per i bond: un vuoto normativo apparso a tutti solo dopo il decreto sui salvataggi del 22 novembre. È un insegnamento per il parlamento Ue e la Commissione: le norme non possono essere retroattive, e i dinieghi vanno formalizzati». Il presidente Abi torna poi sui bond subordinati venduti con profili di rischio superiori ai loro: «Dato che in casi simili siamo i primi a pagare, chiediamo grande rigore, per motivi etici e di legittimo interesse. Quanto a singoli casi eventuali di abuso, ci sono sei tipi diversi di procedura per far valere le proprie ragioni».

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