Banca Etruria, finalmente scatta l’inchiesta: si indaga sui conflitti d’interesse

15 Dic 2015 9:20 - di Robert Perdicchi
Banca Etruria

L’inchiesta è scattata, finalmente. Come informano Corriere della Sera e Messaggero la Guardia di Finanza sta raccogliendo elemento sugli ex vertici della Banca Etruria per verificare l’ipotesi della truffa, sia in relazione al buco da 3 miliardi di euro che ha portato al crac dell’istituto sia per la raccolta del risparmio dei correntisti dirottati su azioni e obbligazioni a rischio. Si tratta di un’indagine sul conflitto di interessi che ha avuto origine dalla relazione della Banca d’Italia circa il commissariamento di Banca Etruria nel febbraio 2015. Dalle ispezioni condotte da Bankitalia è emerso infatti che tredici ex amministratori e cinque ex sindaci hanno cumulato 198 posizioni di fido per un importo totale cumulato di 185 milioni e che nel 2013 e 2014, quando i conti erano già in rosso, sono stati spesi 15 milioni di euro per consulenti esterni e 14 milioni per i compensi di consiglieri e sindaci. Peraltro, a proposito del ministro Boschi, va ricordato che nel consiglio di amministrazione di Etruria dal 2011 c’era anche Pierluigi Boschi, il padre.

Tanti esposti dei consumatori sulle vicende della Banca Etruria

Sono tanti gli esposti alla magistratura sul caso degli ex obbligazionisti rimasti all’asciutto in seguito alle vicissitudini di Banca delle Marche, Banca popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti. Per oggi Federconsumatori e Codacons hanno già annunciato la presentazione di un esposto alla procura di Arezzo a tutela degli obbligazionisti, che intanto ha già aperto un fascicolo. Federconsumatori, che ha annunciato iniziative analoghe anche a Roma e a Milano, chiede ai magistrati di vederci chiaro sulle attività “dei recenti Consigli d’amministrazione, management e Collegi sindacali di Banca Etruria”. La traccia implicitamente suggerita dalle associazioni dei consumatori è quella di verificare se vi siano stati profili di truffa e di appropriazione indebita da parte degli istituti nei confronti degli obbligazionisti. Codacons punta l’attenzione sull’ipotesi del reato di truffa. Un’altra organizzazione dei consumatori, Adusbef, aveva del resto già presentato un proprio esposto chiedendo proprio chiesto di verificare la sussistenza dei reati di truffa e appropriazione indebita e l’omessa vigilanza.

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