Violante recita il de profundis del Pd: È un partito rinsecchito grazie a Renzi

27 Nov 2015 16:10 - di Alberto Fraglia
Intervista a Luciano Violante sul Pd

Sarà per il caso Bassolino. Che, però, è soltanto l’ultimo della serie. Ma in casa Pd l’aria si è fatta pesante. Anzi, pesantissima. Si dice che Renzi, preso com’è dal duplice ruolo di premier e segretario, stia meditando di rivoluzionare l’assetto dirigenziale, inserendo nuove leve nell’ingranaggio di un partito imballato, sull’orlo di una crisi di nervi, spezzettato in rivoli correntizi, dove tutti si professano renziani, secondo le migliori tradizioni dei leccaculo nostrani, salvo poi dividersi in gruppi, sottogruppi, extragruppi. Di potere, naturalmente. Ed è proprio questo carosello di seggiole a creare agitazione. All’interno della maggioranza, si badi. Con tutto quello che ciò comporta. Così alla corte di Renzi si stagliano ormai, uscendo dall’ombra, le componenti boschiane (dal nome della Boschi, la ministra cui tutto è concesso, per grazia renziana) e quella lottiana (dal nome di Lotti, sottosegretario, accompagnatore, ventriloquo del premier). Poi ci sono quelli, come Matteo Richetti, i “diversamente renziani” che giudicano ormai fallita la rivoluzione annunciata alla Leopolda e ambiscono a guidare la pattuglia dei delusi. Insomma, sembra ormai che l’unanimismo intorno a Matteo si sia rotto. Rottamato anche quello. Il colpo di grazia arriva ora da Luciano Violante. L’ex presidente della Camera rilascia una intervista al Corriere e canta il de profundis per il Pd di Matteo. Si domanda Violante: “Perché il maggior partito italiano, qual è il Pd, al governo del Paese, di molte Regioni e di moltissimi Comuni, non riesce a esprimere propri candidati nelle tre grandi città, Milano, Roma e Napoli?” La risposta é netta, lucida, dirompente. Perché “sta mostrando la corda il modello di un partito prevalentemente elettorale”, perché “non sviluppa un rapporto costruttivo sul territorio con i cittadini”, perché é in atto un processo di “caporalizzazione”, perché l’adesione non avviene “per condivisione di valori, ma per collocazione nella scia del capo”. Così muore il partito come comunità politica. Le persone si allontanano perché nessuno le chiama per ascoltarle. Un Pd siffatto può vincere qualche competizione elettorale, ma difficilmente può ambire ad essere “forza di cambiamento della società”. Nella visione di Violante,  il Pd è ormai un partito rinsecchito. Reso sterile dal doppio ruolo di Renzi, come premier e come segretario. Se non è questo un benservito per Matteo, dite voi che cosa è?

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