Telefonata rubate a Tavecchio: è nei guai per le sue parole su gay ed ebrei

2 Nov 2015 8:36 - di Redazione

Non gli bastava la battuta sconcia su «Opti Pobà» che mangiava le banane. E neppure quell’altra sulla donna nel calcio «soggetto handicappato». Il presidente Carlo Tavecchio ci ricasca e stavolta il suo agghiacciante umorismo a sfondo razzista, catturato nel colloquio registrato con il direttore di SoccerLife nel giugno scorso, ha preso di mira ebrei e omosessuali. L’immobiliarista Cesare Anticoli, 87 anni, definito un «ebreaccio». E ancora: «Gli omosessuali? Io non ho nulla contro, però teneteli lontani da me. Io sono normalissimo…», così scherzava al telefono Tavecchio.

La comunità ebraica divisa, molte richieste di dimissioni verso Tavecchio

Risultato? Una nuova bufera – scrive “il Corriere della Sera” – s’abbatte su di lui. Durissima su Twitter la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che ne invoca con forza le dimissioni: «Nel calcio non può esserci spazio per antisemitismo, razzismo e omofobia. Lo sport italiano dovrebbe pretendere un passo indietro». E come lei s’indigna il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna: «Le indecenti affermazioni antisémite e omofobe del presidente della Federcalcio costituiscono un fatto gravissimo e un danno d’immagine immenso per la credibilità dello sport nazionale e delle sue istituzioni. Un nuovo passo falso che mi auguro porti chi di dovere a fare le più opportune riflessioni».

Tavecchio al centro di una nuova bufera: danno d’immagine per il calcio italiano?

Sembra un coro unanime. Perentorio, l’imprenditore Lapo Elkann: «Sono una vergogna le parole antisémite di Carlo Tavecchio. Lo sport deve unire le religioni e nazioni e soprattutto chi lo rappresenta ha il dovere di farlo. Sempre». Arriva un tweet al vetriolo dal deputato (ex Pd) Stefano Fassina: «Le sue ricorrenti affermazioni razziste, omofobe, maschiliste sono inaccettabili. Il governo intervenga per dimissioni». Ed ecco il tweet di Clemente Mimun, direttore del Tg5: «Neri, ebrei, gay… ma alla Federcalcio non si dovrebbe parlare di pallone? Il calcio italiano ha bisogno di una nuova guida».

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