Se uomo e verme sono cugini non potremo più meravigliarci di nulla

18 Nov 2015 19:25 - di Mario Aldo Stilton

Uomo e verme marino sarebbero cugini. Seppur alla lontana, ma cugini. E non potremo più meravigliarci di nulla. Perchè se lo dice la scienza, bisognerà pur crederci. Costretti a crederci. Nonostante il conato di vomito che la notizia potrebbe suscitare nei più deboli di stomaco. Attenzione, comunque: trattasi di verme che abita gli abissi del mare, gli oceani, da non confondere in alcun caso con il cognome di colui che sino a l’altro ieri fu il sindaco di Roma, quell’Ignazio detto lo strazio. Ma siccome son tempi duri per tutti, lo sono anche per la politica. Mentre chi si rallegrerà saranno i vignettisti: per loro e per la satira in genere la scoperta di questa parentela genetica tra uomo e verme è manna caduta dal cielo. Hai voglia a sbizzarrirti da adesso in poi. Pensate al mitico Giorgio Forattini e al suo probabile rovello: a saperlo per tempo altro che il bruco Veltroni avrebbe partorito la sua matita! Ma tant’è, inutile il distinguo: noi umani, tra tanti difetti, c’abbiamo ora pure questa parentela. Che, tra l’altro, è emersa dallo studio meticoloso di un gruppo di scienziati dell’Università di Okinawa. E quasi in contemporanea con la follia bestiale dei jiahdisti di Saint-Denise. In breve, tutto è partito dall’analisi del Dna di due piccoli vermi marini dai nomi pressochè impronunziabili: lo Ptychodera flava, trovato alle Hawaii, e il Saccoglossus kowalevskii, raccolto nell’Atlantico. I genomi di questi due vermetti sono stati confrontati con quelli di altre 32 specie appartenenti al gruppo dei cosiddetti deuterostomi, uomo compreso, che sono caratterizzati da un particolare sviluppo embrionale del tubo digerente. Dai risultati delle analisi è emerso che queste specie condividono ben 8.600 famiglie di geni simili fra loro: quasi il 70 per cento del genoma umano. Un’ingombrante ‘eredità’ che sarebbe stata lasciata da un antico antenato comune, vissuto mezzo miliardo di anni fa nel periodo Cambriano. E così, con la ricerca in questione, siamo belli che sistemati. E tanti atteggiamenti spiegati. Anzitutto quelli più ignobili. Che poi, tra l’altro, dire a qualcuno “sei un verme” dovrà per forza di cose essere derubricato da insulto a paleo-complimento. Così come bisognerà riabilitare lo “strisciare” e lo “strofinarsi” utilizzati come spregiativi. Fin fino ad arrivare al più prosaico e volgare “leccare“. Che, come nel gioco dell’oca, riporta il tutto alla politica e ai nostri giorni. Roba messa in bella evidenza, ad esempio, da quei simpatici cazzeggioni del Vernacoliere di Livorno.  Che nell’ultimo numero in edicola hanno dato stura alla loro fantasia irridente e blasfema sparando in prima pagina uno strillo che è un programma politico: “Lecca anche te il culo a Renzi! Più lecchi e più vinci posti“. Perchè i tempi sono duri per tutti. E uomo e verme sono cugini.

 

 

 

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