Massacrò di botte la fidanzata: i giudici gli regalano uno sconto di pena

4 Nov 2015 14:27 - di Bianca Conte

In primo grado era stato condannato dal gip in sede di rito abbreviato a 20 anni di reclusione, Maurizio Falcioni, accusato di di avere massacrato di botte la fidanzata, Chiara Insidioso Monda, uscita dal coma dopo molti mesi di ricovero ospedaliero ma  – come riferito dai familiari – ridotta dalla violenza subìta a uno stato di «coscienza minima». Venti anni divenuti 16 proprio in queste ore in prima corte d’Appello.Ma quei quattro anni di sconto in appello per Maurizio Falcioni pesano comunque sulla coscienza dell’uomo e accentuano il dolore dei familiari della ragazza e mortificano il suo sacrificio…

Massacrò di botte la fidanzata: sconto di pena in appello

«Vergogna, vergogna»: non riesce quasi a smettere di ripeterlo la mamma di Chiara, indignata, addolorata, ferita e oltraggiata da questa nuova sentenza che prevede uno sconto di pena per Falcioni e che le ha causato un malore durante la lettura. Chiara, invece, non ha avuto sconti: la sua vita è rovinata per sempre, come ben sanno i tanti amici della ragazza e della famiglia che, unitisi al dolore dei genitori e della giovane, hanno protestato fuori dal tribunale.

Ridotta in coma dal compagno: la vicenda

Una storia brutale, quella di Chiara Insidioso, fatta di violenze domestiche e di soprusi, e culminata nella tragedia di una giovane vita spezzata. Era bella, Chiara: era giovane e credeva nell’amore, almeno fino a quando ha capito che quello che lei stava vivendo, era un amore malato. Tanto che, la decisione di chiamarsene fuori le è costata cara. Un abbandono deciso e pagato a caro prezzo: Falcioni, muratore trentacinquenne, più grande e più forte della fidanzata diciannovenne, non accetta la fine della loro storia, e comincia a picchiarla selvaggiamente, a massacrarla di colpi, fino a ridurla inerme sul pavimento. Chiara è in coma e solo dopo 9 mesi di incoscienza prende a dare qualche timido segnale di risveglio e i suoi a sperare ancora di poterle tornare a parlare. È in quei momenti di speranza – e a poco dalla sentenza di primo grado – che il papà di Chiara sceglie di pubblicare su un social network i segni della violenza cieca subita dalla figlia. Una violenza che, purtroppo, a differenza di altre sentenze, non ammette sconti…

 

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