Polemiche a Sarzana: il sindaco Pd va al convegno sul “fascista” Biggini

23 Nov 2015 14:40 - di Mario Bozzi Sentieri

Si ha un bel dire che siamo fuori dal tunnel delle vecchie ideologie e delle “eredità” storiche. A settant’anni dalla fine della guerra civile, crea ancora imbarazzo (con l’inevitabile strascico di polemiche) il ricordo di Carlo Alberto Biggini, docente universitario di dottrina dello Stato, Rettore dell’Università di Pisa nel 1941, Ministro dell’Educazione Nazionale nella Rsi dal 1943 al 1945. A Sarzana, sua città d’origine, è stato organizzato un convegno promosso dall’Istituto Biggini e patrocinato dalla Regione Liguria per ricordare  “l’uomo, il professore e il politico”.
L’ appuntamento, al quale hanno preso parte storici, giornalisti, scrittori e docenti, ha portato il suo saluto anche il primo cittadino di Sarzana Alessio Cavarra, del Pd. Immediate le critiche della locale sezione del Partito Democratico, il partito del sindaco, che con Matteo Delvecchio ha criticato la scelta di intervenire a “un convegno su un ministro fascista”. Una iniziativa che non si può fare, per lui, “neppure a settant’anni di distanza, neppure per buon vicinato”.
Che Biggini sia stata una personalità di spicco, ben oltre la sua appartenenza politica, ma certamente all’interno del fascismo, è fuori discussione. Quello che crea imbarazzo è proprio questo: Biggini è un uomo di cultura raffinato, aderisce al fascismo da giovanissimo (nasce nel 1902), firmando – tra l’altro – nel 1925, il manifesto degli intellettuali fascisti, ma è anche uomo di prima linea, che, dopo l’8 settembre, raggiunto a Viareggio, dove abita con la famiglia, accetta di diventare ministro dell’Educazione nazionale, nella Rsi, confermando peraltro la sua autonomia intellettuale, al punto da porsi anche in contrasto con i tedeschi ed avendo un ruolo nella liberazione del filosofo e giurista Norberto Bobbio e di Egidio Meneghetti, capo del Cln Veneto. Una personalità complessa, in definitiva, rispetto a cui non si addicono le facile schematizzazioni ideologiche.
E qui bisogna dare atto al sindaco di Sarzana, sotto attacco da parte del suo partito, di avere difeso una memoria, non solo locale, con chiarezza: “Quella di Biggini è una personalità troppo complessa e variegata per poter essere liquidata con etichette riduttive quali “gerarca fascista”, “ministro dell’Istruzione” o “studioso del diritto””. “Nel corso della storia – ha spiegato il primo cittadino di Sarzana, Alessio Cavarra – spesso la cancellazione della memoria si è abbattuta sui monumenti come è avvenuto un po’ ovunque con i simboli nobiliari dopo la Rivoluzione francese e anche a Sarzana, basti pensare al monumento a Benedetto Celso nell’atrio del Municipio o alla distruzione della statua raffigurante San Giorgio e il drago di Matteo Civitali, un tempo al centro della piazza. In altre situazioni – ha aggiunto – l’intento di rimuovere ciò che è stato, nel bene e nel male, si è concretizzato nella reticenza oppure in una riscrittura della storia che tende a far scomparire o scivolare in secondo piano alcune figure. Credo che a tale processo di rimozione ci si debba opporre con fermezza”. Di qui la scelta di partecipare al convegno su Biggini che ebbe tra l’altro il merito di aver voluto da Ministro dell’Istruzione l’istituzione del Liceo a Sarzana e la costruzione di un edificio scolastico all’avanguardia.

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