Roma, metro ferma e disagi alle stelle. L’assessore: mi viene da piangere!

15 Ott 2015 11:58 - di Lisa Turri

Ignazio Marino, benché dimissionario, cerca di fare notizia come può: continua a pensare ai Fori pedonalizzati, va alla prima del film Suburra e si fa fotografare in prima fila. Roma resta preda del caos ordinario e irrisolto che la attanaglia da mesi. L’ennesima disavventura del trasporto pubblico capitolino ha colpito i cittadini: la linea A della metropolitana è stata bloccata per ore da Cinecittà a Anagnina e da Battistini a Cinecittà. Un treno che stava entrando in stazione ha abbattuto un tronchino per un guasto ai freni. A bordo solo il macchinista e un operaio: non ci sono per fortuna feriti ma i disagi sono stati da subito intensi e la rabbia dei cittadini è esplosa. Bus presi d’assalto, video della disperazione che raccontavano il degrado dei servizi romani con l’inevitabile commento: siamo pronti per il Giubileo? L’assessore ai Trasporti Stefano Esposito, anche lui molto presente ultimamente in tv, lo stesso che afferma che se vede un fascista gli scappa una bestemmia, confessa che “gli viene da piangere” dinanzi a tanto sfacelo e dice che l’Atac va rivoltata come un calzino. “Ogni mattina serve una preghiera”, aggiunge. Praticamente sventola bandiera bianca. Ma il centrosinistra governa Roma ormai da due anni: che cosa è stato fatto in tutto questo tempo? Come può un assessore confessare la propria impotenza e restare sulla sua poltrona?

Lo sfogo dei romani sui social network

Sui social gli utenti hanno sfogato il proprio malcontento, in particolare su Twitter dove l’argomento metroA è divenuto subito “di tendenza”: chi scrive “ora dateci un Marino da incolpare!”, chi se la prende con Atac che apre due inchieste interne ma non fa funzionare nulla e chi, con senso dell’ironia tutto romano, propone: trasformiamo la metro A in pista ciclabile. E ancora, la sintesi filosofica dell’ennesimo guasto: “MetroA non è un mezzo di trasporto è un percorso verso la buddità o il TSO. La meta è l’anima, anche perché altrove non ci arriverai mai”.

 

 

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