Roma e Lazio sono in testa alla classifica europea di malaffare e corruzione

17 Ott 2015 8:44 - di Redazione
mafia capitale campidoglio

Roma capitale della corruzione. In cinque anni si è quadruplicata. Italia malata di malcostume: in Europa è dietro solo a Grecia, Bulgaria e Romania. In termini economici, il giro di mazzette che finisce in tasca ai colletti bianchi causa un danno pari a 60 miliardi di euro, il 3% del Prodotto interno lordo (dati dell’Autorità anticorruzione), il 40% in più di spesa per opere, torniture e servizi dello Stato (Corte dei conti). Freddi numeri di una patologia nazionale che anziché avviarsi a guarigione peggiora. Lo studio è dell’Eures (Istituto di ricerche economiche e sociali), che ha elaborato iris ultati illustrati ieri sullabase delle statistiche del ministero dell’Interno. L’indagine è centrata sul fenomeno criminale nella Capitale e nel resto della Penisola. E come termine di paragone va anche a vedere il malcostume in casa nelle altre regioni e in grandi capitali estere.

Roma ha il primato della bellezza ma girano bustarelle a non finire.

Mafia Capitale e un sindaco dimissionario insegnano. Dal 2009 al 2014 i casi di “mala gestio” sono aumentati del 422%. Nello stesso arco di tempo: +113%in ltalia e +281% nel Lazio. Nel dettaglio, nelle 21 pagine si legge che «nella regione contro la Pubblica Amministrazione (commessi da pubblici ufficiali) i reati aumentano costantemente, con una crescita del 54,6% nell’intero periodo (+34,5% in Italia)». Stando all’analisi, a vestire la maglia nera sono i cosiddetti “amministratori infedeli”. Reato per reato, la corruzione è dilagante: nellaCapitale +262% gli episodi finiti in elenco, +205 % nella regione, +181% in Italia».

Il Lazio svetta anche per numero di arresti e denunce

Lazio – scrive “Il Tempo” – «registra nel 2014 il numero più elevato di persone denunciate / arrestate peri soli reati di corruzione (400 nel 2014, afronte di 61 reati censiti), seguito dalla Lombardia (303), dalla Campania (291), dalla Sicilia (291) e dalla Calabria (147)». Poi c’è l’abuso d’ufficio: sale a Roma (+76,3%), cresce ma non cosi tanto in tutta la regione (+32,6%) e nel resto del Paese (+14,1%). Il terzo vizio mette insieme peculato e omissione o rifiuto di atti d’ufficio: «Ancora una volta – dicel’Eures – più marcati a Roma (rispettivamente +50% e +40,8%) rispetto al valore regionale (+44,4% e +29,2%) e nazionale (+30% e +11,9%)».

Solo un “lieve aumento” delle vecchie tangenti

In questo mare nero c’èun’unica consolazione a cui aggrapparsi. Non raggiunge gli stessi picchi negativi il “vecchio” reato di concussione (tangenti), «in flessione – riporta l’istituto di ricerca – del 20,7% a livello nazionale, presenza in aumento del 5,9% nel Lazio e del 16,7% a Roma». Dal ritratto che viene fuori è difficile definire ancoragli “italiani brava gente”. Forse bravi impiccioni. Il primo piano lo dimostra e tratteggia le aree geografiche più soggette a delinquere. In cifre, l’Eures divide lo Stivale in due: «3.800 reati e 10.000 persone denunciate per reati contro la Pubblica Amministrazione nel 2014. In Campania, Sicilia e Lazio i valori più alti».

Come mai tanta corruzione? Perché il Belpaese non riesce a debellare la malattia degenerativa che lo debilita?

L’Eures fa la sua diagnosi: «È una cultura corruttiva sistemica e pervasiva, capace di attraversare trasversalmente e quindi di generare una saldatura tra gli interessi illeciti di segmenti rilevanti del sistema politico, dei funzionari e pubblici amministratori, dei cittadini e della cattiva imprendito ria».

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