Renzi sul pensionato che ha sparato: «Non è un eroe». E sul ladro? Silenzio

22 Ott 2015 12:09 - di Robert Perdicchi

Si è trasformata anche in uno scontro politico la vicenda del pensionato di Vaprio d’Adda che ha sparato e ucciso un ladro. Dopo gli attacchi della Lega Nord, sulla vicenda è intervenuto il premier Matteo Renzi, nel corso di “Otto e mezzo. Il premier, a quanto pare è più propenso a difendere il rapinatore albanese che la sicurezza degli italiani messa a dura prova dalle scorribandi di topi d’appartamento. «Quando la magistratura indaga – ha detto il presidente del Consiglio – la politica deve tacere. Fare del pensionato un eroe penso sia un errore innanzitutto per la persona e per le dinamiche che non sono chiare. Rispetto alla sicurezza – ha aggiunto il premier – saremo sempre in prima linea ma senza strumentalizzare. Se c’è un tema di norme sulla legittima difesa si può discutere con il buonsenso perché stiamo parlando di una dinamica molto complessa da non affrontare sull’onda dell’emozione».

Il pensionato: «Sono rammaricato ma il problema esiste»

«Io non posso dire nulla, posso solo rammaricarmi di quello che è successo, perché effettivamente è sempre un ragazzo di 22 anni. Non sono solo io qui, il problema sono tutti, perché noi qui dormivamo con le porte aperte, fino a qualche anno fa dormivo con le finestre aperte, dal 2008 ho cominciato a dormire con la pistola sul comodino». Così, intervistato a Sky Tg24 HD, si è espresso Francesco Sicignano, il pensionato accusato di omicidio volontario per aver sparato e ucciso l’albanese durante il tentativo di furto.

Salvini non molla: «Non siamo un paese normale…»

«Sento gente che straparla e dice che la Lega stimola le paure della gente… ma io mi chiedo che Paese è questo dove un pensionato deve dormire con la pistola sul comodino perché teme per la propria famiglia, invece che con un romanzo? Ma questo è un Paese normale per questi soloni di sinistra?». Non cambia linea, Matteo Salvini, che ha parlato a Radio Padania contrastando le tesi buoniste della sinistra, come quelle del presidente della Toscana, Enrico Rossi (Pd), che ha chiesto di non strumentalizzare vicende simili e di lasciare che, se ci sono da cambiare le leggi, se ne occupi il parlamento. «L’Italia non può diventare il paese delle sparatorie», ha spiegato aggiungendo che in questo caso «abbiamo uno che ha reagito, ha sparato, ha ucciso, e si mostra alla finestra orgoglioso di quello che ha fatto».

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