Renzi ne promette un’altra: «Abolirò l’Ires». Ma solo alla vigilia del voto

3 Ott 2015 10:02 - di Ginevra Sorrentino

Ci risiamo: tra auto incensamenti, promesse e annunci spot, Renzi torna ad auto-promuovere l’operato suo e del suo esecutivo. Così, in un clima di indotto ottimismo, strizzando l’occhio a sondaggi e bilanci di settore, ne promette ancora una: «Cancellerò anche l’Ires – annuncia fiero e speranzoso il presidente del consiglio – tra una dichiarazione sull’Isis e un’amara considerazione sul Pd

 Renzi tra promesse e propaganda

«L’Italia è ripartita. Ma non lo dico io, lo dicono i numeri Istat, Fmi, Inps. Tutto questo è frutto delle riforme», afferma il premier autocelebrando il suo “discutibile” operato e che, intervistato a tutto campo da Repubblica in apertura di prima pagina, spiega come ora «la vera questione sia creare un clima di fiducia» per portare a rimettere in circolo i consumi, sostenendo come e perché sia «falso» parlare di tagli alla Sanità, dove invece «l’aumento di fondi è costante». Eppure stando a quanto sostenuto in questi giorni dai medici in fermento, dagli insegnanti in rivolta, dagli iscritti del Pd in pieno sconcerto e dagli italiani tutti, parlare di clima di fiducia sembra davvero anacronistico quanto fantascientifico. Con buona pace di numeri percentuali e proiezioni grafiche sulle prospettive future. Ma vediamo, punto per punto, i nodi nevralgici affrontati da Renzi e da lui rivisitati ad hoc.

I temi in agenda, secondo Renzi

1) La politica estera. Ormai è chiaro: dalla politica economica interna alla strategia estera, tutto il raggio d’azione delle’esecutivo Renzi sembra essere un terreno minato, all’interno del quale il premier sembra muoversi con circospezione, sì, ma nel totale disinteresse del resto del mondo politico e diplomatico internazionale. E allora, Renzi parla anche del suo partito e della strategia sulla polveriera siriana decretando semplicemente che «l’Isis non si ferma aiutando Assad». Per il Paese occorre, aggiunge Renzi, un progetto pluriennale, e osserva che nessun leader occidentale può pensare che si possa «appaltare Damasco alla Russia o al tandem russo-iraniano». Un modo come un altro di agitare i soliti spettri, puntando a dare una stoccatina a Putin e al suo interventismo militare proprio nel preciso momento in cui l’Italia, sul fronte bellico e degli accordi diplomatici, è – econtinua ad essere – la “grande esclusa”. O meglio, la “grande ignorata” di tutti i tavoli.

2) Sul fisco: dopo le promesse sull’Imu, arriva il turno dell’Ires. Il premier – non è ancora chiaro se più speranzoso che fiducioso, ma comunque decisamente demagogico – conferma per il 2017 il taglio Ires e annuncia qualche «sorpresa positiva» nel 2016. Alla domanda se quindi il governo adotterà misure per il ritorno di fiducia e consumi, Renzi replica: «Ci sarà ma non posso ancora indicarle i dettagli. Dico solo che abbiamo una sensibilità particolare verso i bambini che soffrono l’indigenza. Che sono tanti e non solo al Sud». Brevi cenni – e molto generici – sull’universo… E ancora, sempre senza indicare le garanzie economiche di progettualita specifiche e semplici dichiarazioni d’intenti, sulla Sanità Renzi torna a precisare: «Nel 2013 c’erano 106 miliardi. L’anno dopo sono diventati 109, poi 110, il prossimo anno 111. L’aumento di fondi è costante».

3) Sul Pd “unito”. Infine, sulla continua emorragia di consensi all’interno dello schieramento dem, Renzi dice di volere un Pd unito, anche se tra i suoi c’è ancora chi, spiega, «non ha elaborato il lutto della sconfitta». «Tutti evocano Verdini anche vedendolo dove non c’è, come un mostro di Lochness nostrano» ma, ricorda, «Verdini e i suoi non fanno parte della maggioranza di governo. Votano le riforme, non la fiducia».

 

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