Renzi archivia le primarie: per carità, a Roma non se ne parla…

9 Ott 2015 15:04 - di Renato Berio

Sono passati due anni dalle primarie dell’8 dicembre 2013 che incoronarono Matteo Renzi leader del Pd. “Mi avete dato la fascia del capitano” disse all’epoca, commosso dal tributo del 68% conferitogli dagli elettori dem. Adesso però, guai a parlargli di primarie per scegliere il successore di Ignazio Marino. Non se ne parla. Non ci sono le condizioni, con il Giubileo in corso, per andare ai gazebo. In più, il Pd romano è del tutto fallimentare ed è impossibile pensare di trarre proprio da quella classe dirigente impantanata nel peggiore affarismo il nuovo sindaco. E allora si ragiona su ipotesi alternative: il prefetto Gabrielli ma anche Alfio Marchini, l’ex radicale Roberto Giachetti e persino un abboccamento possibile con Montezemolo… Tutto insomma purché il sindaco non sia di sinistra.

Le difficoltà dell’area di sinistra

Le difficoltà dell’area progressista sono da questo punto di vista enormi e se davvero la scelta la farà Matteo Renzi c’è da ritenere del tutto archiviata nella Capitale la storia politica di una sinistra che pure espresse in tempi non lontani personaggi come Rutelli e Veltroni, deficitari quanto si vuole ma politici puri disposti a mettersi in gioco senza ricorrere a quello che in casa Pd si chiama ormai “teorema Verdone o teorema Proietti”, per significare che il sindaco dovrà essere un volto che piace, che non divide, che faccia dimenticare l’equivalenza tra Pd romano e lo scandalo mafia capitale. O in ultima analisi, scherzano i renziani, si può chiedere a papa Francesco. Un nome fatto da lui andrebbe come un treno… Quanto a Ignazio Marino, è improbabile una sua ricandidatura. I suoi collaboratori spiegano che, scaduti i venti giorni entro i quali è possibile un ripensamento del sindaco dimissionario con contestuale creazione di una nuova maggioranza in consiglio comunale, Marino si dedicherà a chiudere il libro in cui racconta la sua esperienza di primo cittadino. E tra quelle pagine si dovrà spulciare per capire quanti sassolini dalla scarpa l’ex sindaco che ha rotto col Pd intende togliersi.

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