Mugnai all’assemblea della Fondazione: «Promuovere i valori e le idee della destra»

3 Ott 2015 20:21 - di Redazione

Pubblichiamo qui di seguito il testo della relazione introduttiva del presidente della Fondazione An, Franco Mugnai, all’assemblea che si svolge il 3 e il 4 ottobre all’hotel Midas di Roma

“Alleanza Nazionale entro il 2011 si costituisce in una fondazione, che ne assume l’emblema e la denominazione. Alla fondazione competono tutti i diritti già propri ad Alleanza Nazionale, e ad essa sono assegnate le risorse materiali di cui al punto 2, e – segnatamente – ogni bene mobile ed immobile direttamente o indirettamente posseduto da Alleanza Nazionale, comprese le partecipazioni in Società e tutti i crediti verso soggetti pubblici o privati. Restano altresì propri alla FONDAZIONE ALLEANZA NAZIONALE i principi e le finalità già stabilite dall’articolo 1 dello Statuto di Alleanza Nazionale.” Come ebbi modo di sottolineare, aprendo la prima Assemblea dei Partecipanti di diritto e degli Aderenti della Fondazione Alleanza Nazionale, nel mese di dicembre 2013, la nostra storia ha avuto inizio dalle Determinazioni Congressuali approvate, all’unanimità, nell’ultimo Congresso di Alleanza Nazionale del marzo 2009.

Il contesto politico nel quale tali determinazioni venivano assunte era molto diverso da quello che si sarebbe, poi, andato determinando successivamente, non essendovi, all’epoca, tra quanti militavano in Alleanza Nazionale, divisioni di sorta.

Come, poi, siano andate le cose, è storia recente ed è in questo nuovo e mutato contesto, non più unitario, che si è avviato il percorso costitutivo della Fondazione, culminato nella sua costituzione il 18/11/2011.

Una nascita travagliata la sua, questo è certo, figlia di quel mutato contesto, in cui comunque tutte le componenti significative del nostro antico mondo di appartenenza, come ben si evince dalla stessa composizione iniziale del Consiglio di Amministrazione, sono sempre state rappresentate. E’ un criterio, quest’ultimo, che doverosamente è stato, poi, costantemente seguito, per garantire che tale rappresentanza complessiva non venisse mai meno.

La reiterazione di iniziative stragiudiziali e giudiziarie nei confronti della neonata Fondazione, come già più volte evidenziato, ne ha determinato, prima, un avvio particolarmente faticoso e, di poi, un cammino parimenti accidentato, potremmo dire “a strappi”, che, per lunghi periodi, ha imposto di operare in regime di mera ordinaria amministrazione, in attesa che, nelle varie sedi, in via interinale o definitiva, fossero riconosciute le ragioni della Fondazione e la sua stessa legittimità.

Questo percorso giudiziario, ancorché oggi ampiamente ridotto in termini sia quantitativi che qualitativi, non può dirsi ancora completamente terminato, ma un dato è certo: i provvedimenti che sono stati assunti, in via interinale o definitiva nelle varie sedi, sono stati tutti integralmente favorevoli alla Fondazione ed, altresì, va detto che molti dei “malintesi politici” che ne erano stati l’esclusivo fondamento, si sono risolti con rinunzia alle azioni a suo tempo promosse.

Né, è bene precisarlo, per tranquillità di tutti, constano iniziative penali relative alla Fondazione ed ai suoi organi: l’unica vicenda nota, riguardava, infatti, il periodo antecedente alla costituzione della Fondazione ed aveva un presupposto “politico”, nel senso di ritenere che le attività di quel periodo, in sé regolari sotto il profilo amministrativo, fossero, però, finalizzate ad “estromettere” politicamente una parte eb, al di là del fatto che, anche in questo caso, i malintesi sono stati chiariti, la migliore risposta è venuta dalla definitiva archiviazione del relativo procedimento, in data 23/06/2015, all’esito delle approfondite verifiche di natura sostanziale disposte dal GUP.

Ciò detto, resta  il fatto che questo lungo confronto giudiziario ha necessariamente inciso sullo svolgimento delle attività della Fondazione, determinando, in primo luogo, un assorbimento, tutt’altro che trascurabile, di risorse umane e materiali, in considerazione della molteplicità delle procedure e l’elevato valore delle medesime, aventi ad oggetto l’esistenza stessa della Fondazione e l’imputazione del suo patrimonio ed, altresì, imponendo, in secondo luogo, un doveroso atteggiamento di assoluta prudenza e cautela nell’operare, che facilmente “all’esterno” può essere stato confuso con un certo “immobilismo operativo”.

In attesa che il quadro giudiziario si andasse definendo, la Fondazione ha svolto, pertanto, sino all’estate del 2013, prevalentemente, un’attività di ordinaria amministrazione e di conservazione del patrimonio, con ripetuti interventi, necessari e significativi, a favore sia della società Secolo d’Italia S.r.l., sia delle società immobiliari partecipate, garantendo da un lato la prosecuzione della pubblicazione del giornale e, dall’altro, l’assolvimento degli oneri amministrativi e fiscali della Italimmobili S.r.l. e della Immobiliare Nuova Mancini S.r.l..

Con il progressivo, favorevole definirsi delle vicende giudiziarie, è stato possibile “osare” di più, accentuando il ruolo propositivo della Fondazione con una serie di iniziative, di carattere culturale, politico ed umanitario che hanno segnato il primo “cambio di passo”, con una più marcata proiezione verso l’esterno della Fondazione.

Siffatto cambio di passo è divenuto, a partire dai primi mesi dell’anno 2014, sempre più deciso e consistente.

Non voglio, ovviamente tediarvi con l’elenco delle iniziative promosse – che, in sintesi, sono proiettate in alcune immagini – ma non vi è dubbio che la miglior risposta alle saltuarie e generiche accuse di immobilismo mosse nei confronti della Fondazione stia, prima di tutto, nei numeri e nella sostanza dell’attività svolta.

In poco più di due anni, infatti, pur operando in un contesto altamente conflittuale, la Fondazione, oltre la doverosa attività conservativa già menzionata: a) ha attuato e promosso oltre 180 iniziative di carattere politico e culturale, dando vita, tra l’altro, a due cicli strategici nazionali, quello “Almirantiano” e quello in corso  dell’”Identità Nazionale”, caratterizzati da un gratificante successo in termini di presenze e divenuti entrambi occasioni di un fecondo e vivace dibattito politico su temi di assoluta attualità; b) è stata presente, assicurando il proprio sostegno, alle più importanti manifestazioni di area del nostro mondo politico, senza discriminazione alcuna; c) ha istituito, nominando Presidente Marcello Veneziani, il Comitato Scientifico della Fondazione; d) ha dato vita ad una scuola di formazione politica che inizierà i propri corsi nel prossimo autunno; e) ha avviato la formazione di un imponente archivio storico, acquisendo e catalogando già migliaia di reperti di particolare valore storico e culturale; f) ha effettuato oltre 200 interventi nel campo dell’editoria, facendosi carico della distribuzione informatica di decine di migliaia di riviste di area; g) ha promosso altro grande ambizioso progetto strategico di rilievo nazionale, il “Rapporto alla Nazione”, che vedrà definitivamente la luce nei primi mesi del 2016; h) ha proseguito, implementandolo, il piano di ristrutturazione  e rilancio del Secolo d’Italia, che ha visto una riduzione di costi da oltre 5 milioni annui, di cui 2,5 di contributo pubblico, ad 1,6, di cui 0,7 di contributo, con una crescita di lettori da 470 copie cartacee medie giornaliere a 27.725 lettori unici medi giornalieri del settembre 2015 (con punte di 100.000 articoli letti in un giorno), risultati che fanno del secoloditalia.it il sito più letto tra quelli politici del Centrodestra e lo collocano alla pari delle edizioni web di importanti quotidiani, quali ad esempio il Tempo (20.148 lettori, dati Audiweb del mese di luglio 2015) e Il Foglio (11.846 lettori, dati Audiweb del mese di luglio 2015). Questo solo  per citare le iniziative di maggiore respiro.

Sarebbe sufficiente un semplice confronto con la corrispondente mole di attività di Fondazioni che, per importanza, possono essere paragonate alla nostra, per rendersi conto che un’accusa di immobilismo sarebbe quanto meno ingenerosa.

Ma, certamente, quanto fatto non basta: è solo, infatti, un primo, stimolante tratto del cammino che la Fondazione è chiamata a percorrere, in un contesto di auspicabile “ritrovata” normalità.

La via maestra da seguire è una sola ed è tracciata in modo sicuro e certo dal nostro Statuto. La strada da percorrere è quella che si traduce nella tutela, da un lato, della nostra memoria storica, in uno con l’adozione, dall’altro lato, di tutte le iniziative opportune e necessarie per l’affermazione, in chiave dinamica, dei principi, valori, ideali e programmi che furono propri di Alleanza Nazionale, così assolvendo a quella funzione di carattere politico che più di ogni altra legittima la nostra esistenza e la nostra funzione, anche sotto il profilo di un corretto impiego delle nostre risorse.

Siamo una Fondazione, certo, ma siamo, parimenti, un soggetto che è chiamato dal proprio Statuto ad una costante interazione con la società ed il mondo della politica e quindi, sicuramente, la nostra azione dovrà continuare ad articolarsi in una molteplicità di forme di intervento sia diretto, sia di supporto ad iniziative di terzi esterni alla Fondazione, ma, parimenti, portatori dei nostri medesimi valori.

Memoria storica, cultura, attualità politica, conservazione e valorizzazione del patrimonio: questo è il terreno composito su cui si dovrà andare ad agire: a) proseguendo nella  ricostruzione dei nostri archivi storico-politici per l’allestimento di mostre, convegni, etc.; b) dando ulteriore impulso ai grandi progetti “strategici” già avviati: Identità Nazionale, Rapporto alla Nazione, Scuola di Formazione, programmandone altri di pari importanza per il futuro, con ciclicità annuale; c) disponendo del patrimonio immobiliare nel modo più conforme alle previsioni statutarie, puntando ad una gestione che sempre meno gravi la Fondazione dei relativi ed onerosi costi di gestione; d) attuando una politica di gestione delle risorse finanziarie che, evitando forme speculative, garantisca, nel contesto finanziario attuale, un sufficiente apporto di risorse da destinare al finanziamento delle attività della Fondazione; e) promuovendo incontri, convegni e manifestazioni sui temi più significativi, per riaffermare, in quei contesti, i nostri valori e programmi;  f) garantendo, in termini sostenibili, la continuazione ed il definitivo rilancio della storica testata del “Secolo d’Italia”, .

Ma tutto questo, per quanto di assoluta importanza, nel contesto di un clima di ritrovata normalità, può sembrare quasi “ordinaria amministrazione”.

Ci attende qualcosa di più: si è, infatti, avviato un dibattito, a seguito della scomposizione del quadro unitario del Centrodestra, al quale la Fondazione non può rimanere estranea; sulle forme e sul livello di partecipazione l’Assemblea dei Partecipanti di diritto e degli Aderenti è tenuta a dare il proprio indirizzo.

C’è la necessità assoluta, ormai improcrastinabile, sia pur nella diversità delle attuali proprie scelte, di ritrovare le linee guida ideali di quel pensiero comune, oggi ancor più attuale di ieri, per costruire, intorno ad esso e su di esso, la vera alternativa al momento di crisi profonda che, non solo sul piano economico, stiamo vivendo.

Ci sono momenti, e lo dico senza alcuna enfasi retorica, in cui la Patria chiama, anche idealmente, alle armi ed i suoi figli migliori debbono rispondere. La battaglia che oggi siamo chiamati a combattere è quella che più di ogni altra dovremmo essere “attrezzati” a sostenere in virtù di quanto abbiamo sempre affermato con fede e convinzione.

Dobbiamo, infatti, ergerci a invalicabile baluardo dei nostri valori tradizionali rispetto al relativismo etico e politico-finanziario, difendendo la famiglia naturale come cellula fondamentale della società, l’identità nazionale come patrimonio indissolubile di memorie e tradizioni condivise, la dignità dei popoli rispetto ad un “euromostro” costruito solo su logiche burocratiche finanziare ed a un processo di globalizzazione economica che tutto svilisce e cancella, tanto per citare alcuni dei fronti più caldi sui quali impegnarsi.

E si tratta di temi tutti a noi cari e che affondano le proprie radici nel nostro più autentico codice genetico valoriale-politico e programmatico e, non dobbiamo, certo, lasciare che altri che sino ad ieri di ben diverse idee erano portatori, se ne approprino strumentalmente senza il necessario “retroterra” che a ciò li legittimi. E soprattutto, credo, dobbiamo combattere e vincere la battaglia contro il pessimismo dilagante, contro la convinzione che tutto ormai si riduca alla mera gestione del contingente e, per molti, nell’errato convincimento che una soluzione possa essere trovata solo in forma individuale, negando così quel percorso comune che è il collante di ogni comunità che la trasforma in un popolo assegnandole un destino e facendole scrivere la storia.

Ed allora quindi, cari iscritti, credo che il compito di tutti noi, in questo momento, sia quello di dare il massimo supporto possibile per vincere questa battaglia promuovendo, in ogni contesto, la riaffermazione di un comune pensiero “forte”, intriso di quei valori e principi affinché, sia pur nella diversità delle posizioni attualmente assunte, si avvii un percorso comune che faccia idealmente risuonare, all’unisono, la voce di tutti noi rafforzandola ed ingigantendola. Sarà, evidentemente, solo la vostra volontà, in armonia con le previsioni statutarie e la legge, a determinare, in quale misura e con quali modalità, dovrà essere esplicata l’azione che la Fondazione andrà a svolgere nel contesto di tale dibattito.

In ogni caso, qualunque sia il nostro prossimo futuro, noi abbiamo sicuramente un dovere: tutelare e proteggere il nostro patrimonio ideale e politico operando perché tale nostro prossimo futuro, qualunque esso sia, nel rispetto dello Statuto e senza pregiudiziali di sorta per le relative scelte, sia contraddistinto da uno spessore programmatico e da una nobiltà ed unitarietà di intenti, pari, se non superiori, a quelli che furono propri della Storia politica di Alleanza Nazionale.

Solo così assolveremo fino in fondo al nostro compito tutelando, ed al tempo stesso promuovendo, i valori, gli ideali e le idee che sono stati il collante del nostro cammino politico e prima di noi di quello dei nostri padri, nella consapevolezza autentica, che così facendo non solo avremo onorato la nostra storia, ma altresì e soprattutto continuato a contribuire significativamente ai destini della nostra amata Patria, alla quale tutti noi apparteniamo ed alla quale tutto dobbiamo.

Ma se siamo qui e potremo farlo è solo perché questa Fondazione esiste ed esiste perché è stata più che convintamente voluta prima ed altrettanto convintamente difesa poi, nella consapevolezza che, se fosse venuta meno, vi sarebbe stata la totale dispersione di un patrimonio unico sotto il profilo storico, politico, culturale, nonché di grande valore sotto quello economico, e questo è un merito che possiamo ascrivere a tutti noi.

Buon lavoro a tutti, allora, e grazie per l’onore che mi è stato fatto chiamandomi a svolgere, in questi anni difficili, ma esaltanti, il ruolo di Presidente.

 

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