Marino annuncia vendetta contro il Pd: «Vi tiro giù tutti». Poi smentisce e querela

9 Ott 2015 13:22 - di Romana Fabiani

Pinocchio, azzeccagarbugli, pasticcione. E vendicativo. Ignazio Marino, chiuso nel suo bunker capitolino prima delle dimissioni, avrebbe agitato lo spauracchio della vendetta. Ma il condizionale è d’obbligo, visto che il chirurgo pasticcione, come fa ormai da due anni, minaccia querele ogni pie’ sospinto a chi osa infangare la sua onorabilità. «Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi  chi del Pd mi ha proposto Mirko CorattiLuca Odevaine (due degli arrestati di MafiaCapitale), come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti». Solo voci? I boatos, riportati dal Corriere della Sera, parlano di un Marino avvelenato che avrebbe ricordato di avere «tutto scritto nei miei quaderni» e «di avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd».

Marino e il Pd

«Tutto  falso – replica Marino – non ho mai pronunciato quelle parole. Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che  non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate su La Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che “ora farò i nomi”. Tutto falso, sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile».

Il libro esplosivo

E come ogni fallito che si rispetti, anche Marino avrebbe già messo mano alle bozze di un libro «esplosivo», curato dall’ex caposegreteria Mattia Stella, dimessosi quest’estate dopo la relazione di Franco Gabrielli. Pagine molto scomode per Matteo Renzi e per il Partito democratico che fino all’ultimo ha provato a tenere a galla il sindaco marziano. Che non molla, fino a perseverare pensando a una candidatura bis dimostrando di vivere su Marte. «I romani sono con me – avrebbe detto ai suoi –  potrei anche presentarmi con una mia lista contro il Pd». I venti giorni di tempo che Marino si è preso per ritirare le dimissioni sono un messaggio neanche troppo cifrato al Nazareno. La creatura costruita in laboratorio da Goffredo Bettini, scelta perché libera dal gioco delle correnti e ignare dei giochi dil palazzo, sembra pronto all’ultima sfida con Renzi, che non gli ha concesso neppure l’onore delle armi.

Il giallo sull’assegno

Assegno sì assegno no. Marino insiste come una goccia cinese a distillare impegni solenni, convinto, almeno a chiacchiere, di aver «rotto le uova nel paniere al consociativismo politico… ». Qualche ora fa, subissato dalle critiche de web, avrebbe firmato e consegnato alla Ragioneria il fatidico assenso di quasi 20mila euro a copertura di tutte le spese di rappresentanza sostenute con la “sua” carta di credito comunale. Un gesto dovuto? Di sicuro l’ultimo “pezza” allo scandalo denunciato da Fratelli d’Italia che per prim, con il consigliere capitolino Fabrizio Ghera, ha chiesto alla procura l’accesso agli atti delle spese folli di Marino.

 

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