La chiamano la Marine Le Pen svizzera: chi è Magdalena Blocher

19 Ott 2015 12:58 - di Augusta Cesari

In Svizzera ha stravinto la destra rappresentata dall’Unione Democratica di Centro, più o meno il Front National rossocrociato. Già i media che contano tentano di semplificare e ridimensionare la vittoria parlando di un voto semplicemente xenofobo o reazionario, né più né meno come avviene quando vogliono sminuire la presa che Marine Le Pen ha sul popolo francese. Ma la verità è un’altra. Da Lugano a Basel e persino a Geneve,  si è affermata una destra nazionalista (plurinazionale e pluriconfessionale), moderna e spregiudicata, guidata da una giovane donna agguerrita di 45 anni, tre figli, Magdalene Blocher. L’Udc svizzera — non confondiamola con Casini… — ha intercettato non solo i sentimenti delle vallate e degli alpeggi, ma soprattutto il voto dei ceti più deboli urbani, cosa che non hanno saputo fare i progressisti elvetici che vedono in Mgdalena la loro “bestia nera”.

«L’ondata migratoria preoccupa le persone»

Magdalena Martullo-Blocher è figlia dell’ex consigliere federale Christoph Blocher e presidente della direzione del gruppo chimico Ems-Chemie. Quando annunciò la sua candidatura  per l’Udc grigionese al Consiglio nazionale, i delegati del partito l’hanno designata per acclamazione. La neo eletta Magdalena Blocher ha assunto la direzione di Ems-Chemie all’inizio del 2004, in seguito all’elezione di suo padre in Consiglio federale. Ha spiegato la vittoria del suo partito con «l’ondata migratoria che preoccupa la gente. In Svizzera – spiega- la problematica dell’asilo non è risolta. La questione dei veri rifugiati e dei rifugiati economici non è stata regolata». Ricordiamo che la vittoria dell’Udc nel referendum del febbraio 2014, che ha stabilito uno stop alla libera circolazione con l’Ue e rispolverato i contingenti, ha di fatto rimesso in discussione tutti i pacchetti degli Accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles in vigore, che riguardano tra l’altro scambi commerciali, trasporti, l’intesa Schengen per i controlli comuni alle frontiere, quello di Dublino per l’asilo. I burocrati della Ue che vogliono rinegoziare gli accordi con la Svizzera troveranno filo da torcere in Magdalena.

Magdalena Blocher, un osso duro contro i diktat della Ue

Il suo successo di risiede anche nel delicato contesto economico. Il Canton Grigioni, dove è stata eletta,  sta soffrendo la crisi. Malgrado uno dei tassi di disocupazione più bassi del Paese, sotto il 2%, la sua economia vacilla. Il turismo subisce la forza del franco e l’edilizia sente gli effetti dell’iniziativa sulle residenze secondarie. In un contesto simile chi meglio della numero uno di Ems-Chemie, che è il fiore all’occhiello dell’economia cantonale, potrebbe salvare la situazione? «Basta guardare quello che ha fatto per l’economia cantonale. È lei la più qualificata per parlare delle conseguenze del franco forte», ha detto di lei Livio Zanolari, l’ex portavoce di papà Christoph. Dal punto di vista economico, l’ereditiera industriale ha fatto tutto quanto ci si attendeva. Prese in mano le redini dell’azienda nel 2003, quando suo padre entrò in Consiglio federale. E nonostante fosse in attesa del suo secondo figlio. Poi sviluppò l’impresa grazie a capacità incontestatibili, promuovendo nuovi prodotti e ampliandosi nei mercati più fruttuosi. La Ems-Chemie, specializzata nei materiali polimeri di cui sono piene le automobili, ha realizzato cifre record nel 2014 con un utile di 420 milioni su una cifra d’affari di 2 miliardi. Il gruppo impiega 2.900 persone, di cui 1.000 in Svizzera. Niene male come imprenditrice. Politicamente,  il presidente dell’Udc nazionale, Toni Brunner, l’ha già indicata come una possibile futura Consigliera federale. Magdalena è, insomma, pronta a raccogliere una sfida che la vedrà impegnata su più fronti: regolare l’immigrazione, bloccare l’aumento delle spese della Confederazione, abbassare le imposte e impedire l’uscita dal nucleare. La Neue Zürcher Zeitung saluta il risultato come un “Ritorno alla normalità“. «Quando il popolo pensa diversamente rispetto alla gran parte dei deputati, una correzione di rotta è ineluttabile», scrive il giornale zurighese.

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