Italia ed Europa: proviamo ad immaginare il futuro visto da destra

29 Ott 2015 18:18 - di Carlo Ciccioli

È evidente che per un altro po’ di tempo l’attuale equilibrio politico in Italia terrà e che Renzi continuerà a maramaldeggiare dando qualche altra spallata al vecchio sistema della sinistra storica, cercando di accentuare la propria centralità e parassitare aree e potentati di centro-destra e di centro-sinistra. Svuotando e marginalizzando tutti gli altri vuol costruire un potere di lungo periodo. A questo si stanno prestando opportunisticamente, sia  consapevolmente che inconsapevolmente,  pezzi di centro-destra ( Alfano, Verdini, Casini) e pezzi di centro-sinistra. Chi non è d’accordo, temporaneamente, appare fuori gioco. Anche a livello europeo tutto appare bloccato e il sistema Bruxelles dell’Unione Europea, dominato dalla Merkel e dai suoi alleati del nord-Europa, sembra prevalere. In Italia tiene la linea di subalternità intrapresa da Monti, continuata da Letta e interpretata pedissequamente da Renzi, di cui sono così certi della devozione che non l’invitano neppure ai tavoli europei che contano, quando vengono prese le decisioni importanti. Non lo convoca la Merkel, ma neppure Hollande e neppure Junker. La Mogherini, che dovrebbe essere il suo alter ego a Bruxelles  nella politica estera, non tocca “palla” e credo che gli altri paesi leaders non si siano ancora resi conto che esista anche Lei. Tutto questo però ha  una prima scadenza: le elezioni presidenziali americane di novembre; se viene eletto un repubblicano anche in Europa cominciano a cambiare molte cose negli equilibri politici interni. In particolare cambiando tutta la strategia isolazionista di Obama, quasi assente in politica estera, tutto proteso ai cosiddetti principi fondamentali della democrazia ( diritti omosessuali, lotta ai dittatori del mondo arabo, non ingerenza negli affari interni degli Stati ostili) ha prodotto il risultato di averci regalato le vittorie dell’Isis e le decapitazioni, la destabilizzazione e le stragi nei paesi delle primavere arabe e migliaia di morti di civili in fuga verso l’Europa.

Certo la vittoria di Hillary Clinton sarebbe la continuità, ma in questo momento non è in agenda. Secondo aspetto, le comunali nelle grandi Città italiane ( Roma, Milano, Napoli, Bologna e Trieste) ed altre decine di capoluoghi di provincia, tutt’altro che facili per Matteo Renzi, dove in periferia il PD è ormai un comitato di affari di bande contrapposte di esponenti locali, spesso con scarso prestigio ed autorevolezza; dove il  Movimento 5 Stelle sta sottraendo quote sempre più significative di elettorato e dove gli esponenti della sinistra preferiscono mandare il partito all’opposizione piuttosto che accettare di essere rottamati ( vedi Cofferati in Liguria) . Lì la stella di Renzi si appannerà come quella dei 5 Stelle che, se come molto probabile, vinceranno le comunali a Roma, sia contro il centro-destra che contro il centro-sinistra, dimostreranno di non avere una classe dirigente in grado di governare in un grande centro, cosa del resto già accaduta a Parma, Livorno e Gela, anche se si tratta di casi non ancora molto noti a livello nazionale.

Inoltre Renzi, che non vuol votare nel 2016 perchè vuole blindare prima la legge elettorale dell’Italicum e la riforma del Senato, nel 2017 ha in calendario il Congresso nazionale del PD, che per lui è assai meglio affrontare come elezioni politiche anticipate nel paese, piuttosto che dentro i circoli del PD e attraverso un percorso congressuale in cui non ha gruppi di  dirigenti in grado di gestirlo in sede locale. Quel Congresso sarebbe la riscossa dei caicchi di periferia e Renzi ha sempre lavorato a smontare il suo partito, piuttosto che a costruire un nuovo partito, per essere centrale ed evitare di misurarsi con altri leader interni. Non è un caso che ha promosso solo il suo cerchio magico, ma non vuole un gruppo dirigente vero. Meglio la Boschi e la Madia (quella che in Parlamento i Deputati del PD nell’altra legislatura deridevano canticchiando “arriva la Madia, la più scema che ci sia” , quella che andò a presentare il Piano per l’occupazione giovanile al Ministero dell’Industria invece che al Ministero del Lavoro, tra l’ilarità del Ministro competente e dei suoi dirigenti ).

Del Rio, che invece capiva ed aveva esperienza, è stato immediatamente cacciato dalla Presidenza del Consiglio ed esiliato da Palazzo Chigi a fare il Ministro dei Trasporti, perchè talvolta appariva più autorevole di Renzi. Berlusconi nel 2016 compirà 80 anni e finalmente nel 2017, l’anno dopo, avrà il buongusto di lasciare la presa. Nel frattempo in tutti i paesi europei avranno trionfato i movimenti anti o critici a questa Unione Europea e Ungheria, Grecia e Polonia non saranno più un caso isolato, ma anche in Francia, Inghilterra e Spagna ci saranno grandi scossoni. La Merkel sarà isolata con i paesi del nord-Europa: o dovrà mollare sull’Euro, magari portandosi via la moneta con grande vantaggio degli altri paesi, oppure andare a Canossa abbandonando il rigore, assediata da centinaia di migliaia ( forse un milione ?) di extra-comunitari che avevano ignorato quando invadevano Italia e Grecia, ma che li manderanno in crisi ora che vogliono stabilirsi là dove c’è più ricchezza, e non c’è più rimedio per fermarli. Forse è anche triste dirlo, ma trionferà la reazione a tutte le scelte ideologiche e politiche portate avanti negli ultimi 20 anni dall’Unione Europea, dalle sue leggi e dall’affermazione dei suoi falsi diritti e dal “politicamente corretto.” “Sono i tempi per noi” diceva una vecchia canzone  di un cantautore di destra degli anni ’70: quelle parole tornano ora molto attuali e sono quasi premonitrici. La destra deve progettare un piano in due anni fatto di prospettive serie, facilmente comprensibili dall’opinione pubblica e ben comunicabili. Deve identificare i suoi leaders, schierarli, farli conoscere, radicare i movimenti di sostegno e la classe dirigente centrale e di periferia. La sinistra sarà esausta e avrà sopra le spalle il peso dei suoi fallimenti sociali e culturali, il 5 stelle dimostrerà di essere un movimento vulcanico ma effimero, senza un progetto vero di governo e contradditorio nei contenuti, la destra allargata al centro moderato potrà candidarsi di nuovo a gestire il futuro. In tutto ciò occorrerà anche mettere a punto una nuova economia, che dovrà tener conto non  solo dei giusti principi della concorrenza, ma anche della funzione sociale del capitale e della necessità di far partecipare i dipendenti ai destini dell’azienda e alle scelte produttive, uscendo finalmente dalla separazione tra capitale e lavoro, che è stata fonte di ingiustizia sociale e di tanti fallimenti aziendali.

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