Gioielliere di Ercolano minacciato dai parenti dei rapinatori: «Ti uccidiamo»

10 Ott 2015 15:25 - di Giulia Melodia

Delitto e castigo? Il gioielliere di Ercolano che ha reagito a un tentativo di rapina è, in queste ore più che mai, nel mirino dei familiari di uno dei rapinatori uccisi mercoledì scorso, che proprio non si rassegnano: la reazione del commerciante di preziosi, imprevista e fatale per i due malviventi con precedenti penali, ha generato una rabbia da parte dei congiunti delle vittime che, di giorno in giorno, rischia di trasformarsi in ritorsione violenta.

Gioielliere di Ercolano, le minacce dei parenti dei rapinatori

Non a caso i carabinieri al lavoro sull’inchiesta hanno acquisito il video relativo alle invettive pronunciate da alcuni parenti di una delle vittime. Tra le varie dichiarazioni rese a caldo, per esempio, in un passaggio delle interviste televisive (diffuse da Virus e Fanpage.it) il fratello di uno dei due malviventi morti per la reazione del commerciante ha sentenziato allusivamente: «Siamo tanti fratelli, non si può mai sapere domani mattina cosa ci passa per la testa. Andiamo al suo paese e lo uccidiamo». Al momento la Procura della Repubblica di Napoli e i carabinieri stanno valutando l’intervista. Del resto, già a ridosso della sparatoria seguita al tentativo di rapina, sul piazzale del deposito di bibite e detersivi, teatro della scena delittuosa, la moglie di uno dei due pregiudicati si era lanciata in invettive inequivocabili: «Ha sbagliato anche lui, e deve pagare», ha gridato la donna ai giornalisti riferendosi alla reazione del gioielliere di Ercolano. A prendere le parti del commerciante, invece, è intervenuto subito, tra gli altri, anche il leader della Lega Matteo Salvini che su Facebook ha scritto: «A Ercolano un gioielliere ha reagito a una rapina e ha ucciso due aggressori a colpi di pistola, regolarmente detenuta. Io sto con il gioielliere»; mentre il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga si è scagliato contro chi accusa l’uomo proponendo per lui una medaglia d’oro. «Siamo all’assurdo – ha dichiarato Fedriga – chi subisce una rapina ma difende se stesso e la propria incolumità fisica per qualcuno diventa carnefice. Io gli darei una medaglia perché è stato abbandonato da un governo che non controlla il territorio e non garantisce la sicurezza dei cittadini onesti continuando a tagliare e umiliare le forze dell’ordine».

Tentativo di rapina e morte dei malviventi: la vicenda

Sapevano che aveva prelevato 5000 euro in banca ma non che avesse con sè una pistola, regolarmente detenuta, i due banditi che hanno messo in atto un colpo pagato col sangue ai danni di un gioielliere di 68 anni che ha reagito sparando e uccidendoli. I due rapinatori, Bruno Petrone di 53 anni e Luigi Tedeschi di 51, entrambi pregiudicati, sono morti sul colpo con ancora tra le mani il bottino di 5000 euro appena strappato al gioielliere di Ercolano, ora indagato per eccesso colposo di legittima difesa. «Non ho sparato per i soldi – ha detto il commerciante di preziosi rispondendo per ore al pm della Dda di Napoli Pierpaolo Filippelli – ma perché mi hanno puntato la pistola in faccia e ho temuto per la mia vita». Solo in seguito, infatti, si è appreso che la pistola utilizzata dai banditi era una rivoltella giocattolo priva del tappo rosso. Tutto è avvenuto in pieno giorno a Ercolano, tra via Alveo e la trafficata arteria centrale di Corso Resina, non lontano dagli scavi meta di turisti. Il commerciante aveva appena prelevato il denaro in banca, quando è stato avvicinato dai rapinatori – che lo avevano seguito in moto – all’altezza di un negozio di bibite e detersivi. Lì, con la minaccia della pistola, si è consumata la rapina che ha provocato la reazione del gioielliere.

 

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