Fondazione An, «l’accordo va trovato». Ma per ora le posizioni restano lontane

3 Ott 2015 18:19 - di Redattore 89

«O c’è l’accordo o si crea un’ulteriore spaccatura, quindi l’accordo va trovato». Frammenti di conversazione colti nei corridoi del Midas hotel di Roma, poco prima dell’inizio dell’assemblea della Fondazione An. Da qui, dal voto finale di domenica ci si aspetta l’indicazione di una chiara linea di indirizzo sul futuro della “casa” della destra italiana.

Le posizioni in campo

Nei giorni della vigilia e ancora nelle fasi di avvio dell’assise, le posizioni sul tavolo sono fondamentalmente tre. In estrema sintesi: fare della Fondazione il luogo da cui far partire la spinta propulsiva per la nascita di un nuovo grande partito di destra (mozione dei quarantenni); mantenere la Fondazione immutata, come luogo di conservazione del patrimonio storico della destra (mozione che vede come primi firmatari Matteoli e Gasparri); dare vita a una nuova fase per costruire un grande partito della destra, ma partendo dall’aggregazione intorno a Fratelli d’Italia (mozione promossa da FdI). Vi è poi la mozione La Russa, che si propone come punto di mediazione fra le diverse posizioni e, in particolare, fra quella dei quarantenni e di FdI. Allo stato attuale, l’ordine dei lavori di domenica prevede che le mozioni possano essere presentate entro le 10. Sono previsti, poi, un intervento a favore e uno contrario per ogni singola proposta. Il voto, infine, è previsto dalle 12 in poi. Non è detto, però, che si arrivi davvero alla conta: da tutte le parti, anzi, si lavora per fare in modo di presentare un solo testo in cui tutti possano ritrovarsi.

I numeri della Fondazione An e dell’assemblea

Al momento dell’avvio dei lavori, gli iscritti in regola alla Fondazione erano poco meno di 600, alcuni dei quali hanno regolarizzato la propria posizione proprio al Midas. Termine ultimo le 15 di sabato. Quel numero, quindi, va preso come punto di riferimento per gli aventi diritto al voto. Gli accreditati, invece, erano circa la metà, ma in questo caso il numero va considerato quanto mai provvisorio, visto che gli arrivi sono possibili fino all’ultimo momento utile prima del voto.

Ma i numeri non sono tutto

I quarantenni hanno  dichiarato 293 sottoscrizioni alla loro mozione. Ma i numeri non sono tutto in una partita che è squisitamente politica, e nella quale se da una parte nessuno vuole essere lo “sconfitto” dall’altra nessuno vuole passare per quello che ha creato nuove divisioni in un mondo che cerca faticosamente di riprendersi dalla propria diaspora.

Al lavoro per una mediazione possibile

Si tratta, dunque, e si tratterà fino all’ultimo, mentre i lavori dell’assemblea, aperti dalla relazione del presidente della Fondazione Franco Mugnai, proseguono per ore nella grande sala, in un via vai di persone che escono a fare capannello per aggiornarsi su quello che succede “dietro le quinte”, per fare pronostici e, magari, per decidere cosa fare quando sarà il momento di tirare le somme. Intanto, il clima resta quello di certe reunion, dove – comunque siano andate le cose – c’è sempre qualcosa di profondo che unisce. «Sembra di stare a un congresso, no?», «Io ho già scommesso sulla rissa», scherzano due dirigenti su due “barricate” opposte. Pessima premessa? Solo per chi non conosce fino in fondo il mondo della destra che fu.

Un piccolo fuori programma: la contestazione di Fn

Un piccolo fuori programma è stato offerto da Forza Nuova e da altri corpuscoli della destra extraparlamentare romana. Capitanati da Roberto Fiore, una trentina di militanti del movimento ha inscenato una contestazione davanti l’ingresso del Midas. Durante la manifestazione sono state sventolate bandiere di An con il simbolo ritagliato e sono stati urlati slogan contro i partecipanti all’assemblea. Da quanto è stato possibile capire, al centro della contestazione vi erano rivendicazioni rispetto al patrimonio della Fondazione An. Una pretesa davvero bizzarra, considerando che a occhio e croce i partecipanti alla protesta non hanno mai aderito al progetto politico che fu del partito della destra, in molti casi anche quando si chiamava ancora Msi.

 

 

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