Costretto a difendersi perché non è una toga “rossa”: è la giustizia del Pd

29 Ott 2015 15:10 - di Antonella Ambrosioni

Ma guarda che strano Paese, dove un magistrato è costretto a diferdersi perché è cattolico. Da noi vale la regola certificata dal Pd che se  le toghe sono “rosse” – anche dichiaratamente – mantengono intatto il senso dello Stato, mentre se le toghe sono cattoliche giudicano perché sono ideolgiche, perché sono prevenute, in osservanza a un presunto integralismo religioso. Un sofismo che conosciamo bene e che si è riproposto in occasione della sentenza redatta poi dal giudice Deodato che invalida, in applicazione della legge attualmente in vigore, le nozze gay.

Solo una toga “rossa” è un servitore dello Stato

Le parole con cui il  magistrato è costretto a difendersi per aver applicato la legge sono sconcertanti: «Sono al servizio dello Stato, non della Chiesa», anche se «faccio parte» dell’Opus Dei, esclama in un’intervista a Repubblica il giudice Giuseppe Romeo, presidente del collegio del Consiglio di Stato che ha deciso sulle unioni civili fra il linciaggio della sinistra, dei media collegati e delle lobby gay. «Sicuramente io non ho consultato il catechismo delle scuole cattoliche prima di decidere sulle unioni civili. Quello è un fatto tecnico», aggiunge sulla difensiva il giudice. «È l’uomo-giudice che deve saper fare la sua professione, e non il giudice-uomo, perché le convinzioni non possono prevalere sulle decisioni che sono squisitamente tecniche, come in quest’ultimo caso. «Il giudice è vincolato alle norme. Io sono al servizio dello Stato, non della Chiesa».

La giustizia a intermittenza del Pd

Fa bene a specificarlo perché non è lontano il tempo in cui la sinistra faceva predicozzi a Berlusconi e al centrodestra: “Le sentenze non si giudicano”, ammonivano col ditino alzato proprio di chi ha le chiavi della verità in tasca. Non solo: “Berlusconi offende i servitori dello Stato”. Infatti, quella parte di magistratura che infieriva con i suoi processi contro Silvio Berlusconi – molti dei quali successivamente archiviati o ribaltati – dichiarava di servire lo Stato, di obbedire alle sue leggi, rispediva al mittente le accuse di essere una magistratura “alleata” con il Pd. Veniva condannato per eresia chi sosteneva che nell’impossibilità di sconfiggere il Cav politicamente, la sinistra contava di poterlo fare a forza di spallate giudiziarie. È vero, le sentenze non si discutono. Ma sia chiaro: se non si dovevano discutere ieri non si devono discutere neanche oggi, quando la sentenza sulle unioni civili disturba la sinistra O le sentenze  sono sempre ideologiche o non lo sono mai. Invece, lo spettacolo indecoroso del linciaggio fatto a chi ha emanato quella sentenza sulle unioni civili è la prova del nove che la regola è sempre quella dettata dal Pd…

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