“Così Jihadi John mi torturava: voleva ballare e poi mi colpiva a calci”

17 Ott 2015 17:19 - di Redazione

“Jihadi John prima mi ha costretto a ballare il tango con lui. Poi mi ha buttato a terra e ha cominciato a prendermi a calci”. Torture, umiliazioni e pratiche grottesche quelle subite da Daniel Rye Ottosen durante la prigionia nelle mani del boia britannico dell’Isis tristemente famoso per i video in cui vengono decapitati i prigionieri dei terroristi. Il fotografo danese di 25 anni è stato rapito nel 2013 e rilasciato a giugno dell’anno scorso – poco prima che i tagliagole dello Stato islamico cominciassero a decapitare tutti i loro ostaggi – dopo che la famiglia ha pagato un riscatto di quasi 3 milioni di euro raccolti grazie ad una campagna su internet. Nella sua prima intervista da quando il suo incubo è finito, Ottosen ha raccontato alla tv statale danese DR la sua vita con Jihadi John. “Vuoi ballare?”, gli chiese un giorno Mohamed Emwazi costringendolo a ballare il tango insieme con lui. “Mi ha fatto girare per tutta la prigione e all’improvviso mi ha buttato a terra e ha cominciato a prendermi a calci e pugni”. Nei suoi 400 giorni di prigionia, il fotografo ha raccontato di essere stato più volte picchiato e appeso al soffitto con delle catene e anche minacciato di avere il naso tagliato con le cesoie.  La decisione di pagare il riscatto ha suscitato molte polemiche, ma la famiglia ha sempre risposto di non essersi pentita.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *