Ci risiamo: per l’Arcigay parlare di «mamma e papà» incita all’odio

16 Ott 2015 16:32 - di Redattore 89
arcigay napoli

Un messaggio «fascista e omofobo che incita all’odio» e che per questo va «rimosso immediatamente». Così l’Arcigay giudica il testo di uno striscione affisso a Napoli da Fratelli d’Italia dopo che Luigi De Magistris ha fatto registrare all’anagrafe cittadina un bambino “figlio” di due donne italiane residenti in Spagna. «Famiglia = mamma + papà», è lo striscione che l’Arcigay vorrebbe vedere al bando.

L’Arcigay e il precedente romano

In un Paese che mantenesse il senso del ridicolo le grida dell’Arcigay suonerebbero imbarazzanti. In un Paese che ha deciso che il politicamente corretto vale più di qualsiasi barlume di buon senso, invece, c’è di che allarmarsi. Anche alla luce dei precedenti: a Roma un manifesto che mandava più o meno lo stesso messaggio è stato rimosso nel giro di poche ore, con scuse e ossequi dell’amministrazione che poco ci mancava si rammaricasse per l’esistenza delle mamme e dei papà. Niente di più facile che a Napoli capiti lo stesso, tanto più che il sindaco è chiamato a rispondere delle sue scelte: «Giggì basta illegalità», è il secondo e ultimo messaggio dello striscione.

I veri “colpevoli”? De Magistris, Renzi & co.

Ad allarmare, quindi, non è tanto la volontà di prevaricazione dell’Arcigay, che pure è un tantino scocciante, quanto la risposta prona delle istituzioni, che si fanno prime portabandiera di una forma di fanatismo così estrema da vedere nelle basi della vita umana un fattore che genera odio. Sta tutta lì, in scelte come quella del Comune di Roma o in una proposta di legge come il ddl Scalfarotto, la drammaticità di una vicenda che altrimenti sarebbe grottesca: il divieto di dire che una mamma e un papà fanno una famiglia. E allora, se di incitamento all’odio si vuole parlare, bisogna dire – questo sì senza imbarazzi – che personaggi con ruoli istituzionali come De Magistris, Marino, Renzi sono i primi “colpevoli”. Non tanto per le registrazioni di bambini di coppie gay, per la trascrizione delle unioni civili o per la complicità in leggi che prima che la libertà ammazzano l’intelligenza, ma perché si fanno complici di un fondamentalismo che invece andrebbe isolato. Prima di tutto per evitare che accenda davvero quello che dice di voler combattere: l’odio.

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