Il calendario del Duce esposto alla Coop. E i dirigenti vanno in tilt

24 Ott 2015 16:48 - di Silvano Moffa

Immaginate che faccia hanno fatto nel centro Servizi della Coop Consumatori di Reggio Emilia, quando hanno ricevuto la segnalazione di un cliente di Sant’Ilario che, udite udite, aveva notato il calendario di Benito Mussolini nell’edicola del supermercato. Occhi strabuzzati. Pallore sui visi increduli. Attimi di sgomento. Ma come? Il calendario di Benito Mussolini messo lì, tra quelli dedicati al Milan, all’Inter, a Ferrari, Vasco Rossi, Papa Francesco e alla Madonna di Madjugorje. Il volto del Duce ammiccante nel tempio “sacro” della Cooperazione rossa. Là dove, se prendi la tessera e sei socio, acquisti tre e paghi due. Nel cuore del sistema commerciale (e consumistico) sui cui si è retto, e si regge ancora, un sistema, un  potere, un impero. Là dove, se soltanto osi sollevare dubbi sull’imponente giro di affari che ruota intorno e getti l’occhio sui rivoli finanziari che, per lustri, hanno irrorato le sinistre stanze del potere, rischi di passare per inguaribile anticomunista, per uno che nutre pregiudizi, che è prigioniero di vetuste ideologie. Se provi a obiettare che, sempre da decenni, le cooperative godono di trattamenti di lusso, di privilegi, di un regime fiscale particolare,  alla faccia della sana e corretta competizione con le normali attività commerciali private, ti prendono per un cialtrone. Bene, in questo “tempio”, la foto del Duce deve aver provocato turbamenti, angoscie, diverticoliti acute. Fino al punto  di costringere la dirigenza a precisare che le edicole sono gestite da soggetti estranei (che, per la cronaca, pagano alla Coop fior di quattrini di affitto) e che, subitamente, nello spazio di poco tempo, il calendario sarebbe stato rimosso. Divertente la motivazione. “Ringraziamo per la segnalazione – scrive il Servizio Filo Diretto della Coop – Abbiamo chiesto al fornitore di togliere il calendario dalla vendita partendo dal principio che la storia del ventennio fascista ha impedito alle cooperative di operare, mettendole fuori legge. Pertanto concordiamo con l’inopportunità dell’esposizione dell’immagine di Benito Mussolini nei nostri punti vendita”. Ecco un esempio di uso pressapochista della storia per giustificare una idiozia. Storicamente, il rapporto fascismo – cooperazione fu molto più complesso di quanto vogliano far credere quelli della Coop. Ci limitiamo a ricordare che nel passaggio  dal movimentismo al partito istituzionale, il fascismo cambiò gradualmente strategia, orientandosi verso un’opera di ricostruzione e di ridefinizione della cooperazione. Una volta incorporata nell’ordinamento corporativo, la cooperazione diede ottimi risultati e introdusse nella vita economica elementi di assoluta modernità. Soprattutto in campo agricolo. Ma, poi, fa davvero ancora così spavento la foto del Duce? Lo sanno alla Coop che, a dispetto dello scorrere del tempo, quel calendario ancora oggi è il più cercato e venduto nelle edicole? Ignoranti. E anche un po’ farlocchi.

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