Cacciari contro Renzi: “Il Pd non c’è più. Marino è un suo fallimento”

12 Ott 2015 9:55 - di Gabriele Alberti

Le dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma sono un fallimento di Matteo Renzi. Mette il coltello nella piaga senza mezzi termini, come è sua abitudine, il filosofo Massimo Cacciari in una lunga intervista al quotidiano Qn, che legge in chiave nazionale la situazione romana. Lo smottamento del Pd ha un solo colpevole, il premier, accusa l’ex sindaco di Venezia, che il Pd ha contribuito a fondare. Colpa del  suo modo di gestire il partito. Dagli scandali che sono scoppiati nella Capitale, ora il Pd però rischia la deblace totale. Il fallimento nazionale di Renzi  potrebbe essere dietro l’angolo . «Anche il governo rischia tantissimo alle prossime amministrative – ha detto Cacciari  – anche di saltare, e definitivamente. Devono cercare un uomo forte, specie a Milano e Roma, e affidarsi a lui, altrimenti possono venire giù tutti e due. Rischiano di saltare Comune di Roma e governo. Già un pareggio – perdere Roma e tenere Milano – sarebbe un successo».

«Renzi e la sua “corte” rischiano di saltare»

Prosegue nell’intervista Cacciari: «Marino non riusciva a governare la città e scappava da tutte le parti. Un partito degno di questo nome, di fronte a un’azione di governo della città così inefficace – a suo giudizio – avrebbe dovuto prendere atto un anno fa che la situazione era compromessa e dimissionarlo. Invece si è andati avanti con lo stillicidio fino all’ovvio esito finale». Il problema, aggiunge, è che «il Pd non esiste più. C’è un capo, Renzi, con la sua corte, al centro del sistema, a palazzo Chigi, e qualche reggente, qualche semicapo, sparsi sui territori». Anche se Renzi, aggiunge, «dei territori se ne frega». Dopo aver perso Livorno, Venezia, la Liguria e ora Roma, il destino per Renzi e il suo governo sembra segnato: «Se non governi i territori, gli enti locali, le grandi città, non riesci a governare, o perdi, anche la guida del Paese. Successe già a Prodi e all’Ulivo, che non riuscivano ad affermarsi nel lombardo-veneto, e sta succedendo di nuovo oggi. Il problema è il Pd, un Pd che non c’è», ribadisce a chiare lettere. L’ unica soluzione, per un Pd che non esiste più localmente, è affidarsi a degli uomini forti. A Roma, penso che il prefetto Gabrielli sia l’unica vera chance». Niente primarie, per carità «Ormai, bisogna abbandonarle del tutto. Servono solo a far vincere, dentro il proprio campo politico, una linea politica contro un’altra radicalizzando lo scontro. Ormai -profetizza- le primarie rispondono a una logica perversa».

«Gente senza cultura»

Caccuari a tutto cmpo, intervistato dal fatto aggiunge: «Quelli della prima Repubblica saranno stati anche fetenti, ma erano colti, leggevano libri», mentre adesso «non c’è passione, manca la cultura, la competenza. Il premier è autocentrato, ha tanta cura per sé e un corteo che lo segue. Spero vivamente che quel corteo possa trasformarsi in qualcosa di meglio. Ma la vedo dura. C’è Renzi e basta. La sua vittoria non si innesta in alcun pensiero forte, tiene il comando in questo presente alla guida di un corteo composto da amici, parenti, affini, qualcuno incontrato per caso in piazza», dice Cacciari. «I ministri, nel senso etimologico della parola, gli portano la minestra. Ha dato alla Boschi, poco più che trentenne, il compito di riformare la Costituzione. E ho detto tutto».

 

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