Anche Giovanardi dice bye bye: «Non ci sto a farmi umiliare da Renzi»

15 Ott 2015 16:13 - di Paolo Sturaro

«Nei prossimi giorni potrebbe nascere al Senato un nuovo gruppo e potremmo essere più di 10». Il senatore Ncd Carlo Giovanardi spiega così, al telefono, le grandi manovre nel centrodestra dopo lo strappo di Quagliariello. «Personalmente – dice – non voterò più la fiducia e mi sono deciso dopo la forzatura che è stata fatta per incardinare il ddl unioni civili direttamente in Aula. Sono di centrodestra e voglio restarci – assicura – senza finire nel Pd che vuole liberalizzare le droghe e dire sì alle adozioni gay».

 L’idea di Giovanardi: un gruppo con Tosi, Schittulli e Ricci

«Il fatto è – aggiunge Giovanardi – che Ncd è nato come alternativo alla sinistra e l’obiettivo era quello di formare un governo di larghe intese per realizzare le riforme. Ora questa missione è compiuta e noi vogliamo restare nel centrodestra». Ma «non possiamo farlo» con un partito che «secondo i sondaggi è arrivato al 2%. Non c’è nulla di peggio per un politico di cadere nel ridicolo e noi non possiamo più stare in un’alleanza in cui il nostro partito viene umiliato e deriso».

«Non possiamo più essere alleati del Pd – insiste Giovanardi – che vuole liberalizzare le droghe leggere, come chiede il sottosegretario agli Esteri, e vuole le adozioni per le coppie gay, come chiede il sottosegretario Scalfarotto che per questo ha fatto anche lo sciopero della fame. Una situazione così non regge». Il nuovo soggetto politico al quale starebbe pensando Giovanardi dovrebbe ripartire anche dal territorio. E sul territorio, spiega Giovanardi ai cronisti, «si sta guardando al Veneto di Tosi, alla Puglia di Schittulli e all’Umbria di Ricci». E si sta pensando anche alle prossime amministrative di Roma, Milano e Napoli. Ma «sempre restando nel centrodestra». E anche in Parlamento le forze con le quali «si potrebbe aprire un discorso», osserva Giovanardi, sono, oltre le tosiane di “Fare!” Patrizia Bisinella, Raffaela Bellot, Emanuela Munerato anche i popolari di Mario Mauro e i “Conservatori e Riformisti” di Raffaele Fitto. Tutte quelle forze, insomma, che «vogliono restare come noi nell’area di centrodestra» senza andare a finire «nelle braccia del Pd».

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