La Ue fa a Renzi i diktat che faceva al Cav. Prima andavano bene, ora no

2 Set 2015 14:15 - di Silvano Moffa

È come un  fiume in piena. Un diluvio di parole. Non c’è argomento che sfugga, notizia che rimanga senza commento. Il Matteo Renzi che da due giorni troneggia sui giornali e cinguetta da par suo su reti radiofoniche  e televisive somiglia molto al Mago di Oz. Solo che, a differenza del mago che non era facile trovare,  il principe fiorentino spunta in ogni dove. Al pari, invece, del personaggio del mondo fantastico descritto da Frank Baum, il premier mostra virtù taumaturgiche, salvifiche. Pochi decimali di Pil segnalano una piccola ripresa dello zerovirgola, ed eccolo cantare vittoria e impugnare l’ascia per maciullare chi la pensa diversamente : i soliti gufi che, secondo lui, stanno lì a fare scongiuri  e a mettere i bastoni tra i piedi. Poco importa che l’andamento della nostra economia vada a rilento, che la disoccupazione giovanile galoppi, che il divario Nord-Sud si allarghi a tutto svantaggio del Mezzogiorno, che tra le tante promesse rimaste inevase c’è anche quella “solenne”, come ricorda Brunetta, di saldare entro settembre del 2014 tutti i 68 miliardi di debiti della Pubblica amministrazione rimasti. A più di un anno dalla scadenza che Renzi si era imposto, è stato pagato solo il 16,1% (pari al 23,6% di 68).

Renzi ora fa il duro sulla questione immigrazione

Dove però il presidente del Consiglio nella folgorante intervista concessa ai microfoni di Rtl 102,5, ha superato se stesso è nella spericolata e ardita offensiva a tutto campo nei confronti dell’Europa. Ma come? Quando c’era Berlusconi al governo, ogniqualvolta da Bruxelles arrivavano diktat e opinioni critiche, la sinistra faceva salti di gioia. Tutti lì con una sola voce (quella di Renzi compresa) a santificare la Banca Centrale, a difendere la tecno-burocrazia di Bruxelles, a corteggiare la Merkel e Sarkozy, quasi fossero i salvatori del Continente, i probi censori delle malefatte berlusconiane, la nostra ancora di salvezza. Ora che il copione è mutato, con la sinistra al governo e il renzismo  dilagante, che fanno questi signori? Vanno in bestia e su tutte le furie se da quella parti fanno osservare che il governo italiano ha già sfruttato abbondantemente i margini di flessibilità e non può pensare di  abbattere le tasse in tempi rapidi. E siccome su questo versante c’è poco da ribattere, Renzi indossa i panni del fustigatore della Ue sul tema immigrazione, chiamando in causa chi finora non ha capito che l’esodo biblico di migranti richiede una strategia europea, e che l’Italia non può essere lasciata sola nell’accogliere tutti. Osservazioni più che giuste. Peccato che arrivino dopo i fatti dell’Ungheria e le clamorose ( interessate) aperture della Merkel ai profughi siriani. “Se non  ci fosse stata e non ci fosse l’Italia, l’ideale dell’Europa sarebbe morto”, afferma pomposamente Renzi. A quale ideale dell’Europa si ispiri e a quale ruolo del nostro Paese si riferisca, è difficile da capire. Ma ciò conta poco. Il Mago di Oz, statene certi, risolverà anche questo dilemma.

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