Ucciso a Tripoli il boss degli scafisti, la Libia accusa le Forze Speciali italiane

26 Set 2015 19:30 - di Paolo Lami

E’ giallo militare-diplomatico fra la Libia e l’Italia dopo un misterioso agguato mortale a Tripoli che è costato la vita al superboss degli scafisti della Jamahiriya, Salah Al-Maskhout, ex-ufficiale dell’esercito libico nell’era Gheddafi. L’imboscata nella quale è caduto Al-Maskhout, capo di una milizia di Zuwara e considerato molto vicino al presidente del Congresso libico, Gnc, Nuri Abu Sahmain, assume, di ora in ora, sempre più i contorni di una spericolata operazione di un commando di Forze Speciali per la dinamica dell’azione, le armi utilizzate, i proiettili ritrovati e, secondo i testimoni, anche la lingua parlata dagli uomini del team di 4 persone che hanno assassinato il boss della tratta dei migranti e anche 8 uomini particolarmente armati della sua scorta.
Tanto che a metà pomeriggio, dopo un rincorrersi di ipotesi e in un crescendo di illazioni, il presidente del Congresso libico, Gnc, Nuri Abu Sahmain, accusa esplicitamente l’Italia e, più in particolare, le «forze speciali italiane», di aver ucciso Salah Al-Maskhout. Pochi minuti dopo, a stretto giro, arriva la gelida replica, sia pur non ufficiale, della Difesa italiana: nessun coinvolgimento di militari italiani nell’uccisione del presunto boss del traffico di esseri umani Salah Al-Maskhout avvenuta a Tripoli.
Cosa è accaduto dunque? E chi è Salah Al-Maskhout?
Ex-ufficiale dell’esercito libico nell’era Gheddafi, Al-Maskhout è considerato il principale boss degli scafisti responsabile del traffico di esseri umani a Zuwara, in Libia. Proprio Zuwara è ritenuta una sorta di trampolino di lancio per i migranti che sperano di raggiungere l’Italia dalla costa libica con l’aiuto degli scafisti libici.
Nell’agosto scorso due barconi che erano partiti da Zuwara per portare in Italia circa 500 clandestini erano naufragati e la guardia costiera libica aveva lavorato tutta la notte per portare in salvo i passeggeri ma, alla fine, 200 persone erano risultate disperse. Fra loro migranti provenienti dalla Siria, dal Bangladesh e da diversi paesi dell’Africa sub-sahariana.
Zuwara è attualmente considerata la vera capitale del contrabbando della Libia, importante base degli scafisti, in particolare per la tratta dei migranti. Ed è finita sui giornali di tutto il mondo proprio negli ultimi tempi, soprattutto, dopo la tragedia del mese scorso, quando centinaia di profughi sono annegati in mare aperto e molti corpi di disperati sono stati poi restituiti dalle onde sulle rive – le tragiche immagini dei cadaveri dei bimbi sul bagnasciuga hanno fatto il giro del mondo. In questo contesto è andata crescendo l’insofferenza e la rabbia verso gli scafisti tanto della popolazione locale quanto del regime di Tripoli che vedeva con imbarazzo questo coinvolgimento della zona nel traffico di esseri umani.
Di fatto le milizie locali hanno dichiarato una vera e propria “guerra” agli scafisti con il sostegno della gran parte della popolazione.
E’ in questo contesto di forti tensioni sociali che è maturato l’omicidio del boss e della sua scorta. Ma molti sono i punti della vicenda che appaiono incomprensibili.
Salah Al-Maskhout, che controlla buona parte degli scafisti libici, è stato sorpreso da un commando di 4 killer che i testimoni non hanno esitato a definire “professionisti” e che lo ha freddato mentre stava lasciando la casa dei parenti nei pressi del Centro Medico di Tripoli.
Al-Maskhout era pesantemente scortato da un drappello di guardaspalle e gorilla ma non è servito a nulla quando il team di 4 uomini armati ha messo in piedi un posto di blocco sulla strada vicino all’Alfornaj Gas station di Furnaj, nei pressi del Tripoli Med Center, affrontando il gruppetto. Secondo alcuni testimoni il commando avrebbe cercato di sequestrare il capo degli scafisti, ne sarebbe nata una sparatoria fra i due gruppi avversi ma Al-Maskhout e gli otto uomini che erano con lui sono stati sopraffatti e uccisi dal team forse per coprirsi la fuga dopo che il sequestro era fallito.
Sia la dinamica dell’agguato – una vera e propria operazione militare – sia le armi utilizzate, sia il modo in cui il team dei killer ha sparato ed è poi riuscito a esfiltrarsi sano e salvo ha suggerito che si trattasse di professionisti molto ben addestrati ad operazioni militari di questo tipo, quasi si fosse trattato di elementi delle forze speciali.
Gli aggressori, che non sono stati identificati, si erano inizialmente appostati per cogliere di sorpresa il boss degli scafisti libici. Tutto il team che ha aggredito Al-Maskhout e i suoi 8 uomini di scorta è riuscito a fuggire indenne dopo l’agguato senza riportare vittime. Ma quello che ha fatto immaginare ad un’azione delle forze speciali è che mentre le guardie del corpo dell’ex-colonnello di Gheddafi erano armate di micidiali Kalashnikov semiautomatici e sono stati annientate, il team di aggressori impugnava tutte armi corte, pistole e mitragliette. A rendere ancora più confuso lo scenario dando sostanza a un giallo militare-diplomatico che sta mettendo in subbuglio le ambasciate, il fatto che i proiettili ritrovati dopo la sparatoria non sarebbero di tipo comune mentre alcune fonti locali sosterrebbero che alcuni membri del team parlassero in inglese e, addirittura, italiano.
Secondo il Dipartimento investigativo di Tripoli e i medici legali che hanno esaminato il cadavere del boss degli scafisti, «i proiettili utilizzati per uccidere Salah Al-Maskhout sono di calibro 9mm, quelli in dotazione alle forze di sicurezza americane e alle guardie della sede diplomatica americana». E, oltretutto, l’uomo «è stato colpito al cuore», e ciò confermerebbe l’esecuzione da parte di “professionisti”. I testimoni che hanno assistito alla sparatoria, citati dai media locali, dicono con certezza che «i killer non erano libici». Ma anche la Farnesina, questa volta in maniera ufficiale, «smentisce categoricamente la notizia di qualsiasi coinvolgimento di Forze Speciali italiane in Libia apparsa su mezzi di informazione in relazione alla vicenda di Salah al-Maskhout».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Enrico 12 Luglio 2019

    Una piccola precisazione, dato che da 40 anni e più si leggono amenità tipo: pistola 38 special automatica…
    L’AK, Kalashnikov, è automatico, sempre. Le versioni semiauto sono per il mercato civile, in Libia riderebbero…
    Il calibro 9mm x 19 è, in assoluto, il calibro più diffuso al mondo (della “sua categoria”) quindi lo hanno le forze speciali americane ma anche quelle, ad es., della Nigeria…
    Le armi sono TUTTE micidiali, anche un arco lo è, la differenza la fa la mano che le utilizza…

  • Aldo 18 Luglio 2018

    Comunque sia, sembra che la politica internazionale stia subendo un cambiamento mentre i popoli dovrebbero esser convinti per mostrare fiducia nel futuro segnale di pace e sicurezza, quindi, delle manovre cruente devono esser compiute anche contro gli stessi malvagi prima usati. Ma, prima del segnale di pace e sicurezza l’ottavo re deve ricevere più potere! In passato anche i l’ISIS e i capi del ISIS sono stati creati e formati dalla alleanza, ma, dopo hanno cercato di eliminarli causa la sconfitta della Clinton.

  • Aldo 18 Luglio 2018

    Si, molto probabilmente in contatto con questo boss c’erano dietro le ONG, il PD e lo speculatore Soros!

  • Aldo 18 Luglio 2018

    L’Italia ha fatto tante cose malvagie, ma, se avesse partecipato a questo agguato, sarebbe stata una delle poche cose buone, in senso relativo, compiute dall’Italia. Ma, sembra che l’Italia sia estranea a questo agguato tuttavia il nuovo governo Italiano sembrerebbe promettere bene ed avere buona volontà..

  • Marco 12 Luglio 2018

    Un porco in meno! Un plauso a chiunque sia stato, specie se sono state le nostre forze speciali!

  • paolo 11 Luglio 2018

    gioisco …… ora vado a festeggiare. ciauz

  • micio mio 11 Luglio 2018

    questo era di sicuro quello che firmava i contratti con le Ong rosse e con il pd che mandavano la richiesta tramite Fax o mail e lui esaudiva dietro compenso da parte di soros.

    • AGRESY 12 Luglio 2018

      eh?? ma ne sei convinto davvero??

  • Giuseppe Trabucco 11 Luglio 2018

    Tutti e dico tutti ( da Cia a Mossad a MISix ) i servizi segreti usano mezzi non proprio ortodossi per eliminare chi minaccia la sicurezza nazionale o comunque possa creare un pericolo o ledere l’interesse del proprio paese …pertanto non solo non mi meraviglierei , ma sono finalmente contento che anche l’Italia sia ricorsa ai loro uomini migliori per distruggere ed eliminare un pericolo per la sicurezza dei confini nazionali e per i cittadini Italiani …Era da tempo che sostenevo che il problema va risolto alla radice ed in maniera definitiva : se ci sono criminali che lucrano e si arricchiscono con la nuova tratta degli schiavi è bene individuarli ed eliminarli definitivamente …Nelle nostre prigioni sarebbe come mandarli in villeggiatura in un hotel a tre stelle per certe bestie

  • salvatore nicoletta 11 Luglio 2018

    non credo che le forze speciali, ITALIANE, si sarebbero sporcate le mani per un personaggio simile e neanche storico……..credo sia una montatura per screditare l’accordo fatto con la libia per cautelare e controllare gli sbarchi………quindi è qualcuno che ha pagato profumatamente per screditare l’ITALIA

  • Corrado 25 Marzo 2018

    Intanto, per non sapere nè leggere nè scrivere, qualche magistrato aprirà un “fascicolo” in Italia. Salviano, dal canto suo, ci scriverà un capitolo di “Gomorra 2,la vendetta” e il Papa scomunicherà le Forze Speciali, come già fatto mediaticamente con la Mafia.

    • Franz 11 Luglio 2018

      Sicuramente Sarà così

      • Benemia 11 Luglio 2018

        E allora bisogna fare la stessa cosa che è stata fatta a questo boss anche ai magistrati

      • Nicola 12 Luglio 2018

        1) che centrano i magistrati?
        2) devi essere completamente idiota per minacciare di morte, pubblicamente, la magistratura

  • LuigiV 4 Febbraio 2018

    Non penso sia una grave perdita, anzi.