Torino, svuotavano i bancomat con chiavi e codici clonati: 7 in carcere

11 Set 2015 13:39 - di Paolo Lami

Svuotavano i bancomat e le casse continue senza scasso ed esplosivi, ma utilizzando chiavi clonate e codici segreti. I “criminali 3.0” sono stati scoperti dai carabinieri di Torino, che hanno notificato sette ordinanze di custodia cautelare in carcere per 17 colpi messi a segno nei mesi scorsi in città e in provincia.
Il gruppo criminale agiva con la complicità di una guardia giurata e di un artigiano torinese titolare di un negozio di chiavi, ognuno dei quali apportava le sue “professionalità” al lavoro della banda. Il “mago delle chiavi“, conosciuto in tutta Italia, è un italiano di 50 anni che lavora in un negozio del capoluogo piemontese ed è stato arrestato a Pescara, dove si trovava per una trasferta di lavoro. Era lui a fornire alla banda i duplicati delle chiavi, che venivano fornite da un basista interno alla società di vigilanza che gestiva il servizio di sicurezza per conto di banche e supermercati.

Il mago delle chiavi già arrestato nel 2007 per furti ai bancomat

L’uomo non è nuovo a vicende del genere: nel 2007 fu arrestato dalla polizia proprio in un’inchiesta su furti a casse continue. I furti si erano protratti dall’inizio 2011 alla fine del 2014, quando si interruppero con l’arresto dei tre banditi che componevano il “gruppo operativo” della banda. Ulteriori indagini hanno permesso di scoprire i due fornitori dei codici e dei calchi delle chiavi, il “mago” che le duplicava e anche un cliente finale che aveva chiesto copie e altro materiale. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata al furto.
Il risultato del mix di competenze aveva portato a un obiettivo ragguardevole: un bottino di oltre 2 milioni di euro che la banda era riuscita a portarsi via dai bancomat.
Tra coloro che sono stati raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare ci sono anche i tre banditi che erano stati arrestati lo scorso novembre dopo un colpo da 271mila euro in una filiale dell’Istituto di credito Intesa Sanpaolo, in un’agenzia situata nella zona nord di Torino. La banda, così avevano specificatamente documentato le immagini delle telecamere di sicurezza poste a protezione della banca, era solita agire in orari in cui gli sportelli erano affollati, proprio per approfittare della confusione che si creava nell’ora di punta.
I banditi che entravano si tenevano in contatto radio con i complici all’esterno e poi agivano con perfetto sincronismo. L’inchiesta è stata coordinata dal pm Eugenia Ghi.

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