Stadio della Roma, altra botta per Marino: “l’area è a rischio esondazioni”

19 Set 2015 5:59 - di Redazione

«Rischio idraulico, per esondazione del fosso di Vallerano, e rischio idraulico potenziale per deflusso e accumulo idrico di tipo meteorico». Sono le «due principali situazioni di criticità» relative all’area scelta per il nuovo stadio della As Roma, indicate dal sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, rispondendo in commissione Ambiente alla Camera a un’interrogazione presentata da Filiberto Zaratti (Sel). Velo ha riferito «informazioni acquisite dall’Autorità di Bacino del fiume Tevere», e ha tra l’altro aggiunto, che «la localizzazione dell’opera all’interno della pianura alluvionale del fiume Tevere, poco più a valle della confluenza del fosso di Vallerano, induce a indicare la necessità di approfonditi esami circa il pericolo di assestamento delle formazioni alluvionali, anche in relazione alla determinazione dei flussi idrici sotterranei, alla variabilità dei livelli freatici ed alla relazione di questi con le previste strutture nel sottosuolo».

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«Anche il ministero dell’Ambiente riconosce che l’area dove realizzare lo stadio della Roma, all’interno della pianura alluvionale del Tevere, pone la necessità di approfonditi esami sulle ricadute sul sistema idrogeologico». Zaratti commenta cosi’ la risposta del Governo al question time in commissione Ambiente alla Camera. «L’indicazione – fa rilevare il deputato Sel – viene direttamente dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere che, nell’aggiornamento del Piano assetto idrogeologico, evidenza due situazioni di criticità per l’area, i timori espressi fin dall’inizio della vicenda Stadio della Roma, sono purtroppo confermati».

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Zaratti conclude osservando che «quell’area è inidonea alla realizzazione di un intervento per circa 1 milione di metri cubi di nuova edificazione, che per oltre l’80% riguardano destinazioni d’uso totalmente estranee all’impianto, a riprova che si sta sfruttando la passione per uno sport popolare come il calcio, per realizzare una speculazione immobiliare che altrimenti non sarebbe stata possibile».

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