NCD adesso spara alto: “Cambiamo la legge elettorale”. Paura di sparire

14 Set 2015 7:18 - di Redazione

La definisce «una tortissima richiesta», ma a leggerla bene appare più come un vero e proprio avvertimento a Matteo Renzi. Perché Gaetano Quagliariello, dopo giorni di indiscrezioni e polemiche sui dissensi e malumori nell’area centrista della maggioranza rispetto alle riforme e alla legge elettorale, al premier fa sapere che dire no alla riapertura della discussione sull’Italicum «sarebbe grave» e «avrebbe conseguenze» sulle riforme e sostanzialmente sul quadro politico in generale. Immediata e tranchant la risposta del vicesegretario del Pd Lorenzo Guarini: «Facciamo chiarezza: per quanto riguarda le riforme ci sono varie ipotesi di accordo e lo troveremo; quanto all’Italicum, non si tocca».

Quagliariello minaccia il governo: “O si cambia l’Italicum o non votiamo le riforme”

Ma la storia difficilmente finirà qui. Perché anche se non fa ne nomi ne numeri, il discorso del coordinatore di Ned fotografa bene il comune sentire della maggioranza del suo partito, almeno di quella che non si sente garantita e non crede a un’intesa futura con il Pd: se non si da una prospettiva politica all’area centrista modificando la legge elettorale e li testo approvato a maggio passando dal premio alla lista al premio alla coalizione, «nessuno» — dice Quagliariello — riuscirà a convincere i senatori dissidenti a votare sì alle riforme. E la «diaspora» di un gruppo e di un’intera area politica diventerebbe inevitabile, secondo “il Corriere della Sera”.

Con il premio alla lista, NCD è di fatto fuori dal gioco politico

«Noi chiediamo una modifica della legge elettorale, per rispetto della nostra identità, della nostra storia e anche della storia d’Italia — dice Quagliariello —. Non è un ricatto, e le riforme non sono in discussione. Ma, per quel che ci riguarda, un diniego o un’alzata di spalle ricevuto su questo terreno da un alleato di governo sarebbe grave. E nessuno potrebbe ritenere che il diniego a comprendere le ragioni della propria identità e di uno spazio di autonomia che ci consenta di far andare avanti la nostra esperienza resti senza conseguenze». Quali siano le conseguenze il coordinatore di Ned non lo dice, ma è facile immaginare che senza atti concreti si possa arrivare al voto contrario di un nutrito gruppo di senatori se non a una scissione. Anche perché alla richiesta di Ned si aggiunge quella dell’Udc, che con Lo renzo Cesa pure reputa «utile e intelligente per tutti modificare la legge elettorale» e poi avverte: «Sul tema delle riforme l’importante è che non si giochi una partita tutta intema al Pd. Per quanto forti siano, senza di noi in questa legislatura Renzi non è in grado di andare avanti, e farebbe bene a non dimenticarlo mai».

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