Il “lodo Tatarella” libera la Costituzione dall’ossessione dell’«Uomo Nero»

23 Set 2015 12:47 - di Lando Chiarini

Manca solo il voto del Senato, e non è poco. Ma al momento sembra che sarà davvero il “lodo Tatarella” a restituire pace alle tormentate anime del Pd messe a dura prova dalla riforma della “Costituzione più bella del mondo”. Nessuna ironia: aggrovigliarsi intorno a dispute incomprensibili ai più non è un difetto del solo partito di Renzi. È piuttosto un atto dovuto agli imperscrutabili arcana della politica, che molte volte impongono di complicare le procedure per semplificare le soluzioni. E l’astruso tema dell’elettività del Senato non fa certo eccezione.

Con il “lodo Tatarella” si supera il bicameralismo perfetto

Comunque sia, è già di per sé una notizia il fatto che per trovare l’arnese adatto a sistemare i propri guai interni, un partito come il Pd – in gran parte formato dagli eredi del Pci – debba saccheggiare la cassetta degli attrezzi di Alleanza Nazionale, erede di quel Msi fondato dai “vinti” della guerra civile. Come se non bastasse, l’arnese prescelto – il Tatarellum – dovrà servire a Renzi a disincagliare il Pd e la sua maggioranza dalle secche di un feroce scontro interno la cui posta in palio è la sopravvivenza del bipolarismo perfetto – l’assoluta parità tra Camera e Senato – istituto fortissimamente voluto dai Padri della Repubblica a imperituro presidio dell’antifascismo costituzionale. Tanta enfasi potrà forse apparire eccessiva, ma se a sinistra un “attrezzo” vale un altro, a destra è diverso: adeguare e ammodernare la Carta Fondamentale nata dalla Resistenza con le intuizioni e soluzioni di chi in nome di quella stessa Carta è stato per mezzo secolo additato come un pericolo per la democrazia, ha il valore e il sapore di una rivincita storica.

Su sinistra e Pd la Nemesi storica dei “vinti”

In realtà, nel corso della sua lunga storia e al netto del ruolo di opposizione che le imponeva un pesante scetticismo la destra italiana ha sempre guardato con comprensibile interesse ai tentativi di riformare la Costituzione, in ciò sorretta dalla legittima ambizione di poter contribuire a far nascere una nuova Repubblica capace di archiviare finalmente i miasmi della guerra civile attraverso la legittimazione di coloro che l’avevano perduta. È andata diversamente, come nella nostra storia parlamentare testimonia il cimitero di bicamerali abortite e di riforme affossate. Stavolta però, e solo grazie al Tatarellum, l’esito si annuncia diverso. Se infatti la quadra trovata dal Pd intorno a quel lodo sarà votata dal Senato, la modifica del bicameralismo perfetto smetterà di essere un tabù ma nello stesso tempo condurrà la sinistra a fare i conti con una conseguenza a dir poco paradossale: la Costituzione viene affrancata dall’ossessione del fascismo grazie ad una soluzione escogitata dal Pd, partito custode dell’antifascismo, ma che rinvia al nome di un prestigiosissimo dirigente missino. Caso lampante di giustizia storica compensativa. Gli antichi greci la chiamavano Nemesi.

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