Il caso Volkswagen è diventato uno tsunami: ora a “scuola” ci va la Merkel

22 Set 2015 13:30 - di Corrado Vitale

Il caso delle emissioni taroccate della Volkswagen si è trasformato in meno di 24 ore in un vero e proprio tsunami che travolge il mito dell’efficienza , della correttezza e del rigore made in Germany. Nel day after per la casa automobilistica di Wolsburg emergono risvolti sconcertanti. Si apprende infatti che ammontano a 11 milioni nel mondo i veicoli Volkswagen con discrepanze nei motori diesel.

Tutti contro la Volkswagen

Il governo tedesco è imbarazzato a furioso. Stavolta a scuola ci devono andare lorsignori, con la “maestra” Merkel ,che non può più impartire lezioni di moralità a nessuno. Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier va fuori dai gangheri e  chiede un «chiarimento veloce». Per Steinmeier è importante che si sappia velocemente «chi è responsabile».  Ma la crepa che si è aperta sulla parete della credibilità tedesca è rilevante. La Volkswagen non è un’azienda qualunque: rappresenta il simbolo per eccellenza della competitività industriale germanica. Particolarmente mortificanti per i tedeschi sono le reprimende che arrivano dall’Europa. «Per il bene dei nostri consumatori e dell’ambiente – dice  Lucia Caudet, portavoce Ue per il mercato interno – abbiamo bisogno di avere la certezza che l’industria rispetti scrupolosamente i limiti sulle emissioni delle auto». E da Parigi tuona il Ministro delle Finanze francese, Michel Sapin: «Serve un’inchiesta europea su tutti i costruttori». Il caso Volkswagen ha  inguaiato anche le altre case automobilistiche. Sono state sospese le quotazioni di borsa per Fca: il  titolo è finito in asta quando cedeva il 5,66%.

L’ironia di Salvini sul caso Wolkswagen

Matteo Salvini rigira il coltello nella piaga tedesca: «Volkswagen falsificava i dati sulle emissioni delle sue auto negli USA. Li hanno beccati, alla faccia della “correttezza” tedesca. Cosa aspettano il governo Renzi, e l’Unione Sovietica Europea, a pretendere identici controlli sulle auto vendute in Italia e in Europa?». Chissà cosa diranno ora gli spocchiosi commentatori della stampa germanica, quei signori sempre pronti a fare del sarcasmo sulle “inefficienze” italiane. Non dicono nulla. Lo scandalo Volkswagen rappresenta per costoro e per gli altri “maestrini” tedeschi un salutare bagno di umiltà.

 

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