Al via a Vladivostok l’esercitazione navale russo-cinese che irrita la Nato

21 Ago 2015 18:41 - di Redazione

Sale la ‘febbre da wargames’ innescata dalla crisi ucraina, aumentando i rischi di uno scontro vero tra Russia e Nato, secondo i moniti di alcuni media e think thank occidentali. L’ultimo sfoggio di muscoli è l’esercitazione navale congiunta russo-cinese iniziata  al largo di Vladivostok, nel Mar del Giappone, “la più grande nella storia della cooperazione tra le due marine”, si è vantata Mosca. E’ la seconda fase delle manovre ”Mare comune 2015”, dopo quella dello scorso maggio nel Mediterraneo, che ora vede raddoppiare i numeri: vi partecipano 22 navi da guerra, sino a 20 jet ed elicotteri, 40 unità di veicoli blindati ed oltre 500 marines che per la prima volta si uniranno in una operazione di sbarco al poligono di capo Klerk. Una settimana di operazioni anti sabotaggio e di difesa anti sottomarino, anti aereo e anti nave, con una serie di tiri contro vari obiettivi simulati. Gran finale il 28 agosto con parata navale nel Golfo di Pietro il Grande, preludio della più fastosa parata cinese per il 70/mo della vittoria nella seconda guerra mondiale, prevista a Pechino per il 3 settembre con la partecipazione di Putin come ospite d’onore: una nuova occasione anche mediatica per suggellare quella che sembra una nuova alleanza militare per contenere le mosse americane in Asia e nel Pacifico, benché Mosca e Pechino neghino, sostenendo che le esercitazioni comuni hanno carattere difensivo e non sono rivolte contro Paesi terzi.

Rischi di scontro vero tra Russia e Nato

Colpa della stampa occidentale se vengono dipinte come “flessione di muscoli contro nemici potenziali”, accusa l’analista Wang Haiqing citato dall’agenzia ufficiale Xinhua. “I crescenti legami militari tra Russia e Cina hanno irritato qualche nervo sensibile, in particolare a Washington, ma una interpretazione eccessivamente geopolitica di una specifica esercitazione militare non è né necessaria né giustificata”, aggiunge. Ma è un dato di fatto che la crisi ucraina abbia avviato una escalation di tensioni anche militari tra Mosca e l’Occidente e che la Russia, isolata dalle sanzioni, si sia voltata verso la Cina. Dopo l’annessione della Crimea, Mosca e Nato hanno condotto esercitazioni sempre più frequenti e massicce. Nel solo 2015, la Russia ha pianificato oltre 4000 manovre di varie dimensioni in tutti i suoi reparti, mentre l‘Alleanza Atlantica ne ha programmate circa 270. La più grande esercitazione russa si è svolta lo scorso marzo e ha coinvolto ben 80 mila soldati contro i 15 mila di 19 Paesi impiegati dalla Nato in giugno. La Russia, che si sente accerchiata ai confini anche dallo scudo spaziale Usa, sembra ormai una gigantesca caserma in mobilitazione permanente, con operazioni quasi quotidiane che ormai non fanno quasi più notizia. Anche la Nato non sta a guardare: a Ferragosto ha lanciato quelle che il comando Usa in Europa ha definito le più grandi esercitazioni aeree in Europa dalla fine della guerra fredda, ‘Swift Response 2015’, con quasi 5000 parà da 11 Paesi, Italia compresa.

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