Stipendi d’oro e rimborsi gonfiati: la bella vita dei sindacati italiani

13 Ago 2015 8:50 - di Redazione

“Mentre nel 1996 i sindacati concordavano con il governo una riforma previdenziale che mandava tutti i lavoratori in pensione più tardi e con un assegno più magro, per loro si costituirono una via d’uscita che consentiva di aumentare il vitalizio. In pratica, versando – a spese del sindacato – un po’ di soldi in più negli ultimi anni di attività riuscirono ad ottenere al momento del ritiro dal lavoro una pensione più ricca. Un giochetto che sfruttò le maglie del sistema retributivo, proprio quello che i sindacalisti avevano concordato di abolire, seppur gradualmente, per tutti gli altri lavoratori”, ricorda Maurizio Belpietro su “Libero”.

Oggi ci sono sindacalisti che da pensionati se la spassano

Non suscitò articoli di giornali o interrogazioni parlamentari neppure l’inchiesta sulle molte fonti di finanziamento di Cgil, Cisl e Uil, fondi quasi tutti di provenienza statale, che consentivano alle confederazioni di disporre senza rendiconto alcuno di centinaia di miliardi di vecchie lire. Tutto passò via liscio, senza lasciar traccia, tra l’indifferenza generale.

Eppure i sindacati sono una delle holding meno trasparenti che ci siano.

Non solo per i meccanismi intemi, che non sono certo ispirati a principi delle più consolidate democrazie (non si è mai vista un’organizzazione che prima ancora di metterlo ai voti sa già chi sarà il proprio segretario, indicato, non da un’elezione, ma un anno prima dal segretario uscente), ma soprattutto per i bilanci. I conti di Cgil, Cisl e Uil sono sempre misteriosi e nessuno è in grado di ricostruire con precisione entrate e uscite. Tanto per dire, non esiste un bilancio
consolidato.

Rimborsi gonfiati: sindacati gestiscono fiume di denaro su cui non esiste controllo

Il problema non sono gli stipendi, che pure in qualche caso sono al di sopra della media e al di fuori di qualsiasi principio di equità, per lo meno verso gli iscritti, il problema sono i rimborsi. Soldi che non entrano in busta paga, ma che vengono liquidati pronta cassa, senza lasciare traccia. Rimborsi benzina, rimborsi per missioni, rimborsi per il vitto. Un fiume di denaro su cui non esiste controllo, se non quello misterioso e privo di trasparenza di chi il sindacato lo guida. Del resto che c’è da stupirsi? Questo è il Paese che la Costituzione la tira in ballo solo quando fa comodo. Eppure, cari smemorati, nella Costituzione c’è scritto che il sindacato dovrebbe avere un registro e uno statuto a base democratica. E che cosa c’è di più democratico del controllo degli iscritti, anche sui conti? Ma guarda caso, quando la Carta non fa comodo, la si usa per incartare i diritti, come se questi fossero insalata.

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