Respinti tutti i barconi, zero profughi: la Boldrini stia calma, non è l’Italia

8 Ago 2015 8:49 - di Fulvio Carro

Laura Boldrini non deve adirarsi, la sinistra è salva, la notizia non si riferisce all’azione di Palazzo Chigi. I “colpevoli” sono quei “malvagi” del governo conservatore di Canberra, che sin dalla sua elezione a fine 2013 ha praticato con durezza e supporto militare la politica di “fermare le barche” di richiedenti asilo che tentano di raggiungere acque australiane. I dati parlano chiaro: sono state respinte verso i paesi di partenza negli ultimi venti mesi 20 imbarcazioni, con 633 profughi a bordo. Lo ha detto il ministro dell’Immigrazione Peter Dutton, aggiungendo che «sono passati 12 mesi da quando i contrabbandieri di persone hanno completato con successo un viaggio fino all’Australia».

La Boldrini non si agiti, le coste italiane restano un colabrodo

«Se quelle 20 barche fossero passate, migliaia di persone le avrebbero seguite, e questa è la lezione degli anni passati di governo laburista», ha aggiunto Dutton. «Se i contrabbandieri di persone vedono che dei viaggi raggiungono con successo l’Australia, anche una sola volta, per loro è luce verde per tornare in affari». Dall’inizio dell’operazione «confini sovrani» di intercettazione di «arrivi illegali», solo un barcone è arrivato in luglio 2013 e le 157 persone a bordo sono state trasferite nel campo di detenzione stabilito nel piccolo stato-isola di Nauru nel Pacifico, insieme ai richiedenti asilo intercettati in alto mare. Il ministro ha confermato che 46 richiedenti asilo sono stati respinti in Vietnam un mese fa dopo che la loro imbarcazione era stata intercettata. E secondo un gruppo di supporto ai profughi alcuni di loro sono detenuti dalla polizia «per un periodo indefinito di interrogatori». Il partito dei verdi ha ripetuto che i respingimenti sono in violazione della Convenzione Onu sui rifugiati. Secondo la senatrice Sarah Hanson-Young, la riconsegna del gruppo di vietnamiti alle autorità è contro il principio di non-refoulement – l’espulsione di persone che hanno diritto di richiedere lo status di profughi.

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