Pd alla deriva. Bersani avverte Renzi: non mi arrendo a un partito di servi

5 Ago 2015 11:17 - di Redazione

Il Vietnam è una bufala di Renzi. In un’intervista a tutto campo al Corriere della Sera Pierluigi Bersani va all’attacco del premier colpevole di aver mandato in rovina il Pd. Dal Sud alla riforma del Senato passando per la legge elettorale, la minoranza del Nazareno continua a scalpitare.

L’Sos di Bersani

«Il Paese ha difficoltà enormi. Ma io vorrei uscire dal circolo vizioso, non si può rimettere in sesto l’Italia se prima non si mette in sesto il Pd. Questo è il punto di fondo e ne abbiamo un esempio in queste ore». Quello dell’ex segretario dem è un avvertimento chiaro: «Se qualcuno, a freddo e strumentalmente, si inventa dei Vietnam e dei vietcong, si è autorizzati a pensare che vogliano giustificare il napalm». Torna a lanciare l’allarme di un partito che ha perso identità e voti per una politica di governo che ha tradito le aspettative della sinistra. L’elettorato è in fuga e il premier farebbe bene a occuparsene prima che sia troppo tardi. «Dopo mesi di parole su lavoro, scuola, tasse, Rai, Verdini, Azzollini, ormai è emerso che tra i militanti c’è un distacco e non sto parlando di Vietnam, ma di Campagnola Emilia. Tra la nostra gente infuria la domanda – insiste Bersani – “Chi siamo? Con chi andiamo?”. Basta girare un po’ e ci si rende conto. Con la stessa generosità che ho mostrato io, chi è segretario ora deve prendere in mano il problema, perché noi abbiamo bisogno del partito riformista del secolo».

Scissione in vista?

«Se si vuole innovare il Pd, io ci sto», spiega Bersani ma a condizione che non si ammaini la bandiera.  Altra cosa è disarmare un’idea, una cultura, una retorica di centrosinistra, aprendo il varco a una destra regressiva. La mia preoccupazione è che nei gruppi dirigenti invece di affrontare il problema si voglia coltivarlo, prendendo di punta un pezzo di Pd e rinnegando un dovere di sintesi». Le sorti della sinistra non si risollevano con la strategia renziana del nemico interno e la demonizzazione del dissenso. L’ex segretario ricorda quando riformò lo statuto del partito per far concorrere chi voleva “rottamarlo” ed evitare la diaspora. Naturalmente Bersani nega che ci siano scissioni alle porte ma non nega di avere sentimenti di rivincita. Proverà a riprendersi la «ditta» al congresso? «Quando arriverà vedremo, non sarò certo io. Ora c’è da governare. Per farlo, il Pd deve trovare il suo profilo di centrosinistra e io penso che le nostre ricette siano utili».

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