Moschea in Comune, un blitz politico. Ma il Pm ci vede l’odio religioso (video)

4 Ago 2015 14:53 - di Anna Clemente
moschea torino

Resta ancora in piedi la possibilità che i consiglieri comunali della Lega di Torino, Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, vengano incriminati per violenza privata con l’aggravante dell’odio religioso, per il blitz con cui hanno protestato contro la sala di preghiera per musulmani allestita all’interno del Comune di Torino. Eppure i due, nel corso di un interrogatorio durato 40 minuti, hanno spiegato chiaramente che la loro «è stata una protesta politica contro la forzatura mediatica del sindaco Fassino».

Sulla moschea un’accusa che «non sussiste»

Il blitz, realizzato in occasione di un forum sulla moda islamica, altro non è stato che la rimozione del tappeto per la preghiera steso nella sala matrimoni del Comune. I due consiglieri della Lega lo hanno portato via per sottolineare, hanno spiegato, «la laicità di quel luogo, nulla di più». Per questo per Ricca e Carbonero, assistiti dall’avvocato Mauro Anetrini, l’accusa ipotizzata dal pm Antonio Rinaudo nei loro confronti «non sussiste».

La difesa dei consiglieri leghisti

A supporto della loro spiegazione, i due consiglieri leghisti e il loro legale hanno sottolineato anche che «il gesto è stato fatto oltre due ore prima della preghiera». «Si sarebbe potuto tranquillamente allestire la sala da un’altra parte, così come abbiamo suggerito», hanno chiarito, aggiungendo che «il nostro comportamento è stato sempre rispettoso ed educato». Dunque, «da parte nostra non c’è stata alcuna volontà di impedire la preghiera», hanno ribadito Ricca e Carbonero, mentre si è saputo che la procura ha acquisito agli atti il filmato del blitz girato dagli stessi consiglieri comunali con il cellulare.

 

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