Meloni incalza Renzi sul Mezzogiorno: «Il Sud non si aiuta con i proclami»

7 Ago 2015 18:56 - di Redazione

«In pieno agosto Matteo Renzi convoca la direzione nazionale del suo partito per parlare di Mezzogiorno. Ma la domanda che gli italiani si fanno – dichiara la la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni – soprattutto al Sud, è dove sia stato in questi anni in cui il pil delle regioni del sud crollava di quasi 10 punti, la natalità scendeva sempre di più e una persona su tre si scopriva a rischio povertà». La Meloni osserva che «le priorità del governo sono state altre: la legge elettorale, le riforme costituzionali, l’occupazione della Rai. Tutte cose che nulla hanno a che fare con il futuro dei cittadini. Se Renzi, dopo parecchio tempo che fa il presidente del Consiglio, decide di occuparsi degli italiani siamo contenti ma deve passare dalle parole ai fatti».

Meloni annuncia le proposte della destra per il Sud

Da qui l’annuncio della risposta politica della destra italiana. «Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale – prosegue la Meloni – farà tante proposte sui temi del Mezzogiorno, a partire da un’Iva che sia molto più agevolata sul turismo. Attualmente l’IVA è quasi sempre al 10% ma si potrebbero introdurre ulteriori sgravi affinché arrivi tra il 5 ed il 7%, cosi come avviene in quasi tutto il resto d’Europa. È prioritario aiutare aiutare l’Italia a produrre ricchezza su quella che è la sua vera ricchezza, ovvero tutto quello che gli altri non ci possono copiare».

Con Meloni anche Fitto boccia il piano Renzi

«Il cosiddetto “piano Renzi” per il Sud – commenta il leader dei Conservatori e Riformisti Raffaele Fitto – assomiglia a una sorta di ammissione di colpa rispetto alle cose che il suo Governo aveva promesso un anno fa e non ha fatto fino ad oggi e serve solo a contrastare l’impatto mediatico del rapporto Svimez . Il governo – prosegue Fitto – dice che vuole escludere dal patto di stabilità le risorse del cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali europei. Ma l’aveva già promesso ad aprile 2014 e per tutta la campagna elettorale per le europee, ovviamente senza poi fare nulla (incluso il semestre italiano in cui si poteva porre con forza lo scomputo dei fondi dai vincoli Ue). Peraltro, per “risolvere il problema”, il Governo fino ad oggi ha tagliato circa 11 miliardi di cofinanziamento tra nuova e vecchia programmazione».

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