Insulti al Corano, rissa tra profughi: 14 feriti nel centro di accoglienza

20 Ago 2015 15:08 - di Mauro Achille

Una lite a sfondo religioso, degenerata in rissa, in un centro di accoglienza profughi della Turingia, in Germania, ha prodotto un bilancio di 14 feriti, fra cui quattro agenti di polizia, presi a sassate quando sono intervenuti. L’episodio è accaduto a Suhl. Secondo gli inquirenti sarebbero state danneggiate anche sei auto di servizio e diversi oggetti. All’origine dello scontro ci sarebbero le offese al Corano da parte di uno dei rifugiati che hanno acceso gli animi. Il centro, predisposto per 1200 posti, ospita in realtà 1800 persone. Il tema profughi continua ad alimentare polemiche in tutta Europa dopo la divulgazione dei dati Frontex sull’aumento record di arrivi di migranti nel mese di luglio. Da gennaio a giugno 2015 l’Ue ha ricevuto già più di 400mila richieste di asilo. Il totale del 2014 era stato di 600mila. Dopo la cifra record dei 107mila arrivi di migranti nel solo mese di luglio, questa volta è Christian Wigand, un portavoce della Commissione Ue, a diffondere il nuovo dato emergenziale. “Non si tratta di una crisi greca, o italiana, o tedesca, o austriaca o francese – dice Wigand – E’ una crisi migratoria globale che richiede azioni congiunte coraggiose” e “solidarietà”. Particolarmente allarmato il governo di Berlino che ha diffuso i dati ufficiali sui richiedenti asilo attesi per il 2015: ben 800 mila, il doppio delle stime precedenti. Un flusso enorme di difficile gestione, che porta il ministro tedesco dell’Interno Thomans De Maiziere a non escludere, alla lunga, la necessità di una verifica del funzionamento di Schengen, l’accordo sulla libera circolazione.

Sull’accoglienza dei profughi Europa sempre più divisa

“E’ un problema europeo e come tale deve essere affrontato”, ribadiscono da Bruxelles, mentre il governo di Vienna minaccia di trascinare l’esecutivo comunitario alla Corte di giustizia Ue, se entro i prossimi due mesi non proporrà una revisione del regolamento di Dublino (secondo il quale il primo Paese di ingresso è competente per l’asilo). L‘Austria ritiene che la normativa sia ingiusta perché le rigidità imposte fanno sì che il 90% dei migranti si concentri in soli 10 Stati su 28. L’intenzione, spiegano, è quella di fare leva sull’articolo 80 del Trattato di Lisbona, che sancisce il principio di solidarietà e una giusta ripartizione della responsabilità tra Paesi. A dimostrazione di quanta poca solidarietà siano pronte a dimostrare alcune capitali europee, da Bratislava fanno sapere di essere disponibili a ricollocare solo duecento persone, cento richiedenti asilo (rispetto ai 785 previsti dalla chiave di ripartizione della Commissione) per alleviare la pressione in Italia e Grecia e cento dai campi profughi (rispetto ai 319 indicati da Bruxelles) ma solo se “sono tutti cristiani”. Nonostante il forte appoggio della cancelliera tedesca Angela Merkel alla politica sull’immigrazione imboccata dal team di Jean Claude Juncker e l’asse con Svezia e Italia, la strada dei negoziati che riprenderanno a settembre resta tutta in salita. Tra i primi scogli da affrontare: riuscire ad innalzare la quota dei ricollocamenti da 32mila a 40mila entro fine anno, come previsto.

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