A Ignazio Marino i romani stanno sulle scatole: «Si lamentano sempre»

13 Ago 2015 9:10 - di Girolamo Fragalà

La colpa del disastro di Roma non è sua. È un incompreso, un vero incompreso. Almeno così sostiene lui, Ignazio Marino. Che, pur di scrollarsi di dosso le responsabilità del fallimento della sua azione al Campidoglio, finisce per accusare  i residenti. Sì, lo fa senza nemmeno un minimo di prudenza, li ha proprio sulle scatole: «L’ho detto al vicesindaco e ad alcuni miei assessori. Se conosco bene la mia città fino all’inizio di settembre continueremo ad ascoltare lamentele per le buche o il decoro che manca. Poi da settembre, ottobre, quando apriranno i cantieri io penso che i romani inizieranno a dire: “Marino troppi cantieri”». Ma sì, questi romani sanno solo lamentarsi, brontolano per qualsiasi cosa. Del resto, cosa costa aspettare un’ora l’autobus sotto il sole? Ci si abbronza. E le montagne di immondizia sono un segno di “ricchezza”.

 Ignazio Marino pensa che tutti sono con lui

Ma non solo. Ignazio Marino sostiene di non accorgersi che è travolto da una valanga di critiche: «Io il ciclone non l’ho mai percepito. Sono stato abituato a momenti di tempesta in sala operatoria ma io qui queste tempeste le ho a volte lette sui giornali e distrattamente seguite sulle televisioni». Anzim è sicuro di essere rieletto e di durare fino al 2028, «a meno che non cambiamo la legge. Se così fosse potrei andare fino al 2028…». E con Renzi? «I rapporti con il governo sono stati sempre molto solidi dal punto di vista amministrativo. Per quanto riguarda il Pd romano di certo non sono io che devo giudicare. Ci sono state delle persone che avevano trasformato i circoli del Partito democratico in veri e propri comitati elettorali e quindi non al servizio delle persone. Ecco io quel partito lì non l’ho mai frequentato».

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