Cameron chiude la Gran Bretagna: «Entri solo chi ha un lavoro»

31 Ago 2015 8:43 - di Redazione

Porte aperte in Gran Bretagna a chi arriva con un lavoro garantito, per gli altri nessuna accoglienza: è chiara Theresa May, ministro dell’Interno, che lascia intravedere una strada tutta in salita per il raggiungimento di una politica co mune europea sull’ immigrazione. Intanto, migliaia di prorughi continuano ad ammassarsi a Budapest.

Londra reagisce e la Ue è allo sbando: vertice di emergenza per il diritto d’asilo.

Dio salvi la regina. Ma anche i suoi sudditi.  La Gran Bretagna esce dal coro. E – si legge su “Il Mattino” – lancia la sua proposta: porte aperte a chi arriva da un altro Paese europeo con un lavoro già garantito. Tutti gli altri disoccupati in cerca di fortuna e company – non bussino a casa nostra. Non gli aprirà nessuno. Non solo. Gli occhi saranno puntati anche sugli studenti che hanno finito i corsi e restano in Inghilterra senza far nulla. Theresa May, ministro dell’Interno del governo conservatore di Cameron è una che certo non le manda a dire. E, con il fiato sul collo dell’emergenza immigrazione, tira fùori la nuova versione riveduta e corretta dell’accordo. «Quando fu inizialmente sancita – sentenzia il ministro dalle colonne del Sunday Times – libera circolazione significava libertà di spostarsi per lavorare, non libertà di attraversare le frontiere per cercare un lavoro o usufruire dei benefici sociali altrui».

May definisce l’attuale livello d’immigrazione «non sostenibile».

E brandisce i suoi dati secondo i quali il flusso dagli altri Paesi comunitari è più che raddoppiato rispetto al 2010. Una sfilza di cifre che sarà il piatto forte del dossier che il governo imporrà in sede europea non solo con la riunione operativa appena invocata per il 14 settembre dalla stessa May in un appello congiunto con i colleghi di Berlino e di Parigi. Ma anche al tavolo che il primo ministro tory intende aprire con Bruxelles per avere la revisione dei rapporti con l’Ue prima dell’annunciato referendum sulla cosiddetta «Brexit».

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